Ciao a tutti, mi chiamo Carlotta, ho 32 anni e da 6 anni e mezzo convivo con il diabete… Sono sempre stata una ragazza sportiva, mai fumato, mai bevuto alcolici, ho sempre seguito un’alimentazione regolare… All’improvviso compaiono i sintomi del diabete, faccio lo stick, glicemia 400.

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Ho fatto finta di niente per 2 settimane, poi non sono riuscita più a tacere...

La classica trafila, pronto soccorso, ricovero e a casa con terapia insulinica.

Dopo un immediato colpo tra capo e collo, ho reagito fantasticamente, la glicata era passata in poco tempo a valori accettabili.

Ho ripreso subito a tenere i miei corsi di nuoto ai bambini, 2 esami andati bene all'università, controllo buonissimo della glicemia.

Poi lo spettro di quel "per sempre" si è fatto largo dentro di me, la paura di non essere "mai più" quella di prima, il non voler convivere con questo ospite non desiderato dentro di me... Sono riservata, timida, più cene fuori e se uscivo mi nascondevo in bagno per farmi l'insulina, l'odio per quei divieti, odio talmente tanto grande che ad un certo punto ho sfidato me stessa e lui, il mio nemico più grande, il diabete...

Ho deciso di lanciarmi con il paracadute in tandem da 4.000 metri, la più bella esperienza della mia vita, certo con un valore della glicemia a 250 fisso per alcune ore, ma gli avevo dato un senso, l'ho gestito. Sono al mio 4 lancio, che farò a giugno; ho iniziato ad andare in moto, da passeggero, ma con persone che sì, sapevano del mio problema, ma mi hanno sempre trattato da normale, una figata!!!

Ho ripreso a fare volontariato in emergenza con l'ambulanza, so gestirmi e quindi posso aiutare... Sono arrivata a prendere il brevetto per autista in emergenza, io diabetica, ci sono riuscita, l'ho preso!!!

Ho preso il buon vizio di andare a correre, di fare yoga... Non mi vergogno più di insuline, sensori e quant'altro. Sono questa e chi lo vuole, mi deve prendere così, troppo dolce, una persona che sfida se stessa, con tutti i miei pensieri e paure per il futuro e per il mio domani.

Ho voluto condividere con voi la mia storia, per far capire a chi è alle prime armi di non arrendersi, stringere i denti e non credere a tutti i divieti e ai limiti che gli altri ci impongono, ce li abbiamo, è evidente a tutti, ma tanti sono solo stereotipi. Non è tutto bello, non è tutto rosa, le arrabbiature quando vedo la glicemia alta inspiegabilmente, sono tante, la brutta sensazione dell’ipoglicemia è snervante, ma con lui dobbiamo convivere, dobbiamo decidere noi per la nostra vita e non adattarci a lui.

Buona vita ragazzi...

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Cara Carlotta,

Questa tua lettera è una di quelle che io immagino attaccate in un grande muro pieno di parole, da leggere e rileggere, quando “ci piglia male” la vita col diabete. Quella scossa che viene lungo la schiena quando si legge del tuo volo in paracadute è indescrivibile. E non perché col diabete non si possa fare, anzi, tu ci dimostri il contrario, ma perché sembra quasi un atto magico e liberatorio rispetto a tutte le “costrizioni“ che ci si sente addosso. Hai rotto tutto, hai smontato pezzo pezzo tutta la rete che ti sentivi appiccicata addosso, e ti sei liberata. Dopo che, inizialmente, avevi fatto “la brava“, forse mettendo un tappo alle tue emozioni, hai tirato fuori tutta la tua grinta e voglia di vivere e superare dei limiti che sentivi su di te a causa della patologia. Hai superato pure la pubblicità degli assorbenti! Chi se ne importa del valore della glicemia a 250 fisso, chissà quanto ti ha reso in termini di vita questo gesto. Io, diversamente da te, invece, sono una gran fifona! Avrei troppa paura a buttarmi giù col paracadute o a soccorrere persone che stanno male, figuriamoci a guidare un’ambulanza in un momento di emergenza! Non ho quel sangue freddo, non ho quella lucidità, sono drammaticamente emotiva. Ma, per fortuna, pur essendo entrambe diabetiche, siamo diverse, stupendamente diverse, ognuna con il suo canale privilegiato per conoscere i propri desideri “nonostante il diabete“. Io mi sono avvalsa molto del teatro, della pittura, della poesia, della meditazione e di altre pratiche che 10 anni fa, quando le praticavo io, erano considerate “alternative” e ora le fanno anche al supermercato oppure al bar. Ma io, diversamente da te, ho paura anche dell’ascensore (e se cade e ci sfracelliamo del nono piano???), ma ho bisogno delle tue storie per sentire che si può puntare sempre più in alto facendo la tara alle paure vere e quelle fittizie. Alle limitazioni mentali e a quelle fisiche. Pensando, come dici tu, che quel “per sempre “ è pesante e quel non essere “mai più come prima” a volte ci ossessiona, ma coltivare un futuro felice è quello che più conta ed ha più senso.

E tu,

cara Carlottissima,

ci stai riuscendo magnificamente.

Grazie.

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