In questa sezione sono elencate tutte le domande e risposte in ambito diabetologico. Buona lettura.
L’autocontrollo glicemico è uno dei cardini su cui si fonda la terapia del diabete. Questo strumento ci aiuta nel definire la scelta della terapia.
L’uso dell’autocontrollo per raggiungere un obiettivo glicemico il più possibile vicino alla normalità, consente di ridurre il rischio di complicanze microangiopatiche nel diabete di tipo 1 e verosimilmente anche nel DM2 insulino trattato. Inoltre SMBG a digiuno si è dimostrato essenziale anche per il raggiungimento di un buon controllo glicemico nel diabetico di tipo 2 in trattamento con antidiabetici orali associati a una insulina a lunga durata d’azione. L’autocontrollo glicemico domiciliare, con diversa frequenza di misurazione, in genere da fare a scacchiera (giornaliera, settimanale o mensile), e estremamente utile anche nei pazienti con diabete tipo 2 in terapia non insulinica, ma solo in presenza di una azione educativa strutturata e di una attenta condivisione del diario glicemico da parte del team diabetologico.
Per autocontrollo glicemico si intende il monitoraggio della glicemia su sangue capillare e l’interpretazione delle glicemie a cui devono conseguire interventi terapeutici correttivi su terapia e stile di vita da parte delle persone con diabete. Il paziente deve essere avviato all’autocontrollo esclusivamente nel contesto di un percorso educazionale che permetta al paziente stesso di utilizzare le informazioni per la modifica della terapia e avere un efficace feedback con il team diabetologico.
Non è sufficiente istruire le persone con diabete su come utilizzare l’automonitoraggio glicemico, ma è indispensabile un percorso educazionale che renda il diabetico in grado di:
- interpretare i risultati e intraprendere una decisione,
- percepire i collegamenti tra specifici comportamenti (dieta, esercizio fisico) e i risultati della misurazione glicemica,
- mettere in atto autonomamente comportamenti correttivi, farmacologici e non, in risposta ai risultati delle misurazioni glicemiche [Livello I, Claret al (2010)],
- identificare piccoli obiettivi raggiungibili,
- imparare a gestire gli errori,
- capire perché sta male,
- rendersi conto di come procede il controllo,
- patteggiare con il medico tra i suoi bisogni e quelli della cura, sperimentare soluzioni alternative,
- potenziare l’empowerment del paziente come un processo di crescita individuale, che lo faccia sentire libero di agire.
- acquisire la consapevolezza di essere in grado di governare, seppur guidato, il suo controllo glicemico
I limiti all’autocontrollo glicemico possono essere dovuti a diverse cause:
ansia nel rilevare glicemie alterate e conseguente paura delle complicanze
senso di limitazione della propria libertà
invasività e dolore della digitopuntura
un’azione che rimanda il paziente a un costante «ricordo» della propria condizione di malattia.
impatto economico.
necessità di educazione/training nell’esecuzione e nell’intervento conseguente
L’autocontrollo glicemico deve essere fatto in funzione della terapia e del quadro clinico. Si possono declinare 5 classi di pazienti:
- Paziente in trattamento insulinico intensivo (basal-bolus o con microinfusore)
- Paziente in trattamento insulinico non intensivo o in trattamento combinato
- Paziente in trattamento con ipoglicemizzanti orali secretagoghi.
- Paziente in trattamento diabetico e/o con farmaci insulino-sensibilizzanti e/o incretinomimetici
- Paziente con diabete gestionale
Per effettuare l’automonitoraggio della glicemia capillare serve:
glucometro
strisce reattive
penna pungi dito
lancette pungi dito
- Lavare e asciugare bene le mani
- Inserire la lancetta nel pungidito
- Mettere la striscia reattiva dentro al glucometro facendolo accendere
- Appoggiare il pungidito perpendicolarmente al polpastrello e premere il pulsante di sparo dell’ago
- Fare pressione alla base del dito per favorire la fuoriuscita della goccia di sangue
- Avvicinare il glucometro con la striscia precedentemente inserita e far aspirare la goccia di sangue
- Attendere qualche secondo per visualizzare sullo schermo il risultato
- Eliminare ago pungidito e striscia reattiva usati
Disinfettanti, alcol, salviettine disinfettanti o pulenti non devono essere utilizzati prima della digitopuntura. Tutti questi prodotti possono alterare il risultato della misurazione glicemica. È sufficiente lavare le mani con acqua e sapone e asciugarle bene.
Consigliare di utilizzare le zone laterali dei polpastrelli che sono meno sensibili determinando meno dolore. Inoltre, in quasi tutti i dispositivi pungidito, è possibile regolare la forza e la profondità dell’ago per sentire meno dolore.
Se presso il comune di residenza non ci sono indicazioni specifiche, è possibile buttare aghi pungidito e strisce reattive usate in una bottiglietta di plastica vuota (es. acqua da 1/2 lt). Quando è piena, chiudere bene e buttare nel sacco della pattumiera indifferenziata. Anche gli aghi monouso per la somministrazione di insulina possono essere buttati nella stessa bottiglietta.
L’insulina non aperta si conserva in frigorifero ed è valida sino alla data di scadenza riportata sulla confezione dalla ditta produttrice. L’insulina aperta deve essere conservata a temperatura ambiente per quattro settimane (28 giorni). Questo vale per tutte le insuline a parte un’insulina long action che può essere conservata per otto settimane a temperatura ambiente.
L’insulina si somministra nel tessuto adiposo, per cui i siti consigliati sono:
- In addome ad eccezione di un’area circolare di 5 cm attorno all’ombelico
- Cosce, parte superiore lateralmente
- Braccia, parte superiore posteriormente
- Glutei, quadrante superiore esterno
L’uso della tecnica del pizzicotto dipende dalla lunghezza dell’ago che si adopera. Con aghi di 4 o 5mm non è necessaria, mentre deve essere fatta con aghi da 6mm in su allo scopo di evitare di fare l’iniezione nel muscolo.
La corretta rotazione dei siti di iniezione dell’insulina preserva l’integrità del sito. Previene la formazione di lipodistrofie riducendo la variabilità glicemica, le ipoglicemie, il consumo di insulina e di conseguenza i costi sanitari.
La LD è una delle complicanze cutanee più comuni delle iniezioni di insulina, letteralmente significa “disordine del tessuto grasso”. Gli adipociti aumentano di dimensione e il grasso si infiltra nel derma causando l’ispessimento del sottocute e donandogli un aspetto gommoso. La LD può presentarsi in due forme, sia come Lipoipertrofia (LH) sia come Lipoatrofia (LA).
Le Lipodistrofie si formano a causa di diversi fattori di rischio indipendenti come la durata di utilizzo dell’insulina, la mancata rotazione dei siti di iniezione, il riutilizzo dello stesso ago per più iniezioni associato ad un ago troppo lungo e spesso. L’effetto dell’insulina come fattore di crescita, l’azione delle citochine infiammatorie e il ripetuto trauma danno origine ad un effetto anabolico e lipogenico degli adipociti causando la formazione delle lipodistrofie. La lipoatrofia invece è una condizione di cicatrizzazione del tessuto adiposo sottocutaneo, oggi, poco comune. Probabilmente è indotta da una reazione immunologica verso impurità presenti in alcune preparazioni di insulina di prima e seconda generazione. La sua prevalenza è in calo dall’introduzione degli analoghi.
L’assorbimento di insulina, nelle zone lipodistrofiche, risulta ridotto e ritardato causando iperglicemia e un’ampia variabilità glicemica. Inoltre aumenta anche il rischio di crisi ipoglicemiche quando l’insulina viene iniettata in un’area senza lipodistrofie.
L’ipoglicemia si tratta applicando la “regola del 15”: assumere 15gr di zucchero semplice e rivalutare la glicemia dopo 15 minuti. Ripetere il trattamento ogni 15 minuti fino a quando il valore della glicemia avrà raggiunto 100mg/dl. La correzione dell’ipoglicemia può essere temporanea, pertanto misurare la glicemia ogni 15 minuti, fino al riscontro di almeno due valori normali (> 100mg/dl) in assenza di ulteriore trattamento (assunzione di zuccheri) tra le due misurazioni. È possibile mangiare qualche carboidrato “complesso”(fetta biscottata, biscotti, crackers, grissini) per evitare che la glicemia torni a scendere. Ricordarsi di non utilizzare cioccolato o bibite “light” per correggere un’ipoglicemia.
In caso di ipoglicemia in prossimità del pasto, si deve prima trattare e risolvere l’ipoglicemia con la “regola del 15”, poi è possibile iniettare l’insulina e mangiare. Eventualmente è possibile ridurre di qualche unità la dose di insulina, ma deve essere stato concordato con il medico in precedenza.
In caso di ipoglicemia bisogna assumere carboidrati semplici, ovvero quelli a rapido assorbimento, come lo zucchero sotto forma di:
- 1 cucchiaio raso di zucchero
- 3 bustine di zucchero da 5gr
- 3 zollette di zucchero
- 3-5 caramelle di zucchero (verificare il contenuto di zucchero)
In alternativa:
- 150ml di succo di frutta
- 150ml di bibita zuccherata tipo cola, aranciata
Saltare il pasto o mangiare meno del solito, assumendo la stesso la terapia ipoglicemizzante (orale e/o insulina).
Assumere una dose insulina o di ipoglicemizzanti orali eccessiva.
Mangiare ad un orario sbagliato rispetto alla somministrazione della terapia.
Consumo eccessivo di bevande alcoliche soprattutto a digiuno.
Fare più movimento o attività fisica rispetto al solito o modifica del momento in cui questa attività fisica si svolge.
Per prevenire le ipoglicemie l’autocontrollo quotidiano è indispensabile per pazienti con DM1 E DM2 in terapia insulinica. Il controllo della glicemia dovrebbe essere fatti prima dei pasti, occasionalmente dopo i pasti, prima di andare a letto, in presenza di uno o più sintomi dell’ipoglicemia, dopo la correzione dell’ipoglicemia, prima di svolgere esercizio fisico e prima di guidare. Questa frequenza deve essere intensificata in presenza di patologie intercorrenti, modifica della terapia ipoglicemizzante, ipoglicemie notturne o silenti.
L’aderenza terapeutica è la misura in cui il comportamento di una persona (assumere un farmaco, seguire una dieta o cambiare il proprio stile di vita) corrisponde alle raccomandazioni concordate con un operatore sanitario.
Questo concetto si riferisce tanto alle prescrizioni farmacologiche, che alle indicazioni relative alla dieta ed allo stile di vita.
L’aderenza è una condizione indispensabile in setting clinici ad andamento cronico quali ad esempio ipertensione, asma, cancro, HIV e anche Diabete Mellito.
La scarsa aderenza alle raccomandazioni concordate con gli operatori sanitari è la principale causa di mancata efficacia delle terapie farmacologiche, a cui si associa un aumento degli interventi di assistenza sanitaria inappropriati, della morbilità e della mortalità, rappresentando un danno per i pazienti, il sistema sanitario e l’intera società. (fonte: ricerca Doxa).
1. Fattori individuali, legati al paziente (attitudini, abitudini, convinzioni, contesto socio-economico)
2. Fattori legati al prescrittore (competenza, conoscenza, attitudini, convinzioni, contesto professionale,capacità comunicativa)
3. Fattori inerenti il sistema sanitario di riferimento (accessibilità ed equità delle cure)
Sabate E, ed, Adherence to long term therapies: evidence for action. Geneva, WHO, 2003
Con il termine empowerment viene indicato un processo di crescita del singolo individuo, attraverso percorsi di natura diversa (terapeutico, formativo, esperienziale, ecc.), che consentono di incrementare la stima di sé e di sviluppare nuove abilità e competenze necessarie a governare il proprio controllo glicemico. Tutto questo aumenta la propria capacità di acquistare libertà e di rendersi liberi nell’assumere decisioni e nell’intraprendere azioni in autonomia, anche se sempre guidato dai sanitari.
Uno o più sintomi che si possono avvertire, in caso di ipoglicemia, sono: irritabilità, mal di testa, tachicardia, fame, tremore, stordimento, nausea, sonnolenza, ansia, confusione, difficoltà a concentrarsi, stanchezza, debolezza, sudorazione.
L’autocontrollo della glicemia capillare da sola non basta, ogni diabetico deve anche misurare l’emoglobina glicosilata almeno due volte l’anno.
È il processo che aiuta la persona ad acquisire nuove conoscenze e competenze utili a mantenere il benessere e a prevenire eventuali malattie ed è rivolta alla popolazione senza problemi di salute.
L’educazione terapeutica è rivolta a persone con problemi di salute. E’ il processo che aiuta la persona ad acquisire nuove conoscenze e competenze utili a mantenere il benessere e a prevenire eventuali malattie ed è rivolta alla popolazione senza problemi di salute.
È parte integrante della presa in carico e del trattamento sanitario. Permette di acquisire e mantenere abilità che consentono di modificare consapevolmente i comportamenti, tutelare e migliorare la propria salute.
Principale caratterista è quella di aiutare il paziente e la famiglia a comprendere la malattia e il trattamento, a cooperare con gli operatori sanitari e migliorare e mantenere la qualità della vita. E’ incentrata sul paziente e deve aiutarlo ad apprendere l’auto-cura.
La glicemia postprandiale ci permette di valutare se gli obiettivi glicemici sono raggiunti e quindi, anche un buon controllo glicemico globale.
Il numero di controlli dipende dal tipo di terapia:
- per la terapia ipoglicemizzante orale che non induce ipoglicemia, sono raccomandati 3-5 misurazioni al mese
- per la terapia ipoglicemizzante orale che può indurre ipoglicemia, sono raccomandati 15-20 misurazioni al mese
- per la terapia insulinica non intensiva o in trattamento combinato con farmaci non insulinici orali o iniettivi, sono raccomandati 40-
50 misurazioni al mese - per la terapia insulinica intensiva (basal bolus) o microinfusore, sono raccomandati 150 controlli al mese.
In caso di squilibrio glicemico o in presenza di malattie intercorrenti, si raccomanda un numero di controlli illimitato per tutte le tipologie di terapia.
L’autocontrollo della glicemia è fondamentale per la gestione quotidiana del diabete.
Il paziente durante il processo educativo, oltre ad apprendere le tecniche per l’utilizzo dello strumento e la corretta misurazione della glicemia, deve saper registrare e interpretare il dato per poterlo condividere con l’equipe diabetologia.
L’autocontrollo, inoltre, deve essere associato a piani di autogestione concordati con il personale sanitario qualificato.
L’autocontrollo della glicemia è fondamentale per la gestione quotidiana del diabete.
Il paziente durante il processo educativo, oltre ad apprendere le tecniche per l’utilizzo dello strumento e la corretta misurazione della glicemia, deve saper registrare e interpretare il dato per poterlo condividere con l’equipe diabetologia.
L’autocontrollo, inoltre, deve essere associato a piani di autogestione concordati con il personale sanitario qualificato.
Non è possibile utilizzare il proprio glucometro su altre persone perché implicherebbe l’uso della stessa penna pungidito con il rischio di trasmettere infezioni. Per questo motivo il glucometro deve essere considerato un dispositivo individuale.
L’attività fisica insieme ad una alimentazione sana ed equilibrata, deve essere il primo approccio terapeutico per la cura del DM. L’attività fisica, non solo deve essere raccomandata a tutte le persone con diabete, ma anche a tutta la popolazione a scopo preventivo relativamente le malattie metaboliche come appunto il diabete, malattie a carico dell’apparato cardiovascolare e malattie a carico dell’apparato osteoscheletrico.
Evitare di disidratarsi: consigliare di bere molta acqua e se necessario assumere integratori salini.
Evitare intossicazioni alimentari: sconsigliare l’assunzione di alimenti crudi, latte e latticini e acqua corrente.
Evitare ustioni ed eritemi solari: consigliare l’uso di creme protettive e sconsigliare l’esposizione nelle ore più calde della giornata.
Evitare di camminare scalzi per non procurarsi ferite ai piedi: consigliare di usare sempre calzature idonee per evitare scottature o ferite da vetro o conchiglie rotte.
L’attività fisica è in grado di migliorare la sensibilità insulinica e favorisce il raggiungimento e mantenimento di un peso corporeo ottimale. Tutto questo ha come conseguenza un miglioramento delle glicemie e porta una riduzione del trattamento farmacologico di tipo ipoglicemizzante. Consideriamo anche l’effetto positivo sulla riduzione della spesa sanitaria e l’aumento della produttività. L’attività fisica, praticata con regolarità, migliora la qualità di vita e il senso di benessere psicofisico.
Ricordare di aumentare i controlli della glicemia, perché in vacanza ci si muove di più, ma allo stesso tempo si mangia anche di più, soprattutto carboidrati.
Ricordare che il glucometro e le strisce per il controllo della glicemia non tollerano troppo caldo e troppo freddo.
Ricordare di portare con sé una scorta di farmaci sufficiente, in caso di imprevisti non si sa se sarà possibile l’approvvigionamento.
Ricordare di chiedere al diabetologo come adeguare la terapia ipoglicemizzante in previsione del temporaneo cambiamento di stile di vita e di stile alimentare.
È libero di fare l’attività fisica che più gli gradisce. Può praticare attività di tipo anaerobico, sport singolo (nuoto, corsa, palestra), di squadra (calcio, basket) e anche sport a livello agonistico. L’unico vincolo è che deve avere adeguate competenze e conoscenze per mantenere un buon controllo glicemico sia durante che dopo l’attività fisica, ma soprattutto per evitare le ipoglicemie.
Serve il certificato medico che attesti la necessità di imbarcare dei farmaci. Deve essere indicato il nome, la dose e tempi di somministrazione. Il certificato deve riportare la data non anteriore a trenta giorni e deve essere scritto sia in italiano sia in inglese.
Serve tenere a portata di mano i farmaci e una fonte di glucosio ad azione rapida(caramelle, zucchero) e una fonte di glucosio ad azione media/lenta (snack, frutta, ecc.).
Serve il tesserino che attesti la condizione di diabetico, con indicato cosa fare e chi chiamare in caso di emergenza.
Può svolgere le più svariate attività aerobiche: camminare, nuotare, correre, andare in bicicletta, ecc. È raccomandata anche l’attività fisica di tipo aerobica contro resistenza che prevede l’utilizzo di piccoli pesi. Questo tipo di esercizio favorisce il potenziamento muscolare e migliora la flessibilità e l’equilibrio.
Se il paziente indossa microinfusore o sensore deve evitare di entrare negli scanner. Può richiedere una perquisizione manuale.
Sono raccomandati, 2-3 volte a settimana, esercizi fisici di flessibilità che migliorano l’equilibrio.
L’insulina non può essere trasportata con il bagaglio in stiva a causa degli sbalzi di temperatura. Deve essere sempre portata con sé in cabina.
Alla donna con diabete gestazionale è raccomandato un esercizio fisico prevalentemente aerobico della durata di 23-30 minuti, anche quotidianamente.
Per i pazienti in terapia con ipoglicemizzante orale o in sola dieta, si può consigliare di rispettare il più possibile l’orario dei pasti e fare qualche controllo in più di glicemia.
L’attività fisica deve essere limitata o sconsigliata in presenza di complicanze croniche come retinopatia, ischemia cardiaca, ecc. In questo caso sarà il team diabetologico a indicare l’attività fisica più idonea. Inoltre, l’attività fisica, è sconsigliata in presenza di chetosi.
Per i pazienti in terapia insulinica, si può consigliare di tenere l’orologio con l’orario di partenza per tutto il viaggio, e di cambiarlo solo nel momento in cui si è giunti a destinazione. Bisogna adeguare l’insulina lenta se il fuso orario accorcia o allunga la giornata. Chiaramente l’adeguamento della terapia deve essere concordato con il proprio diabetologo prima della partenza.
La TE deve essere iniziata al più presto possibile: subito dopo la diagnosi e rivalutata nel tempo allo scopo di mantenerne i benefici. La TE è inoltre necessaria ogni qualvolta si compiono modifiche dello schema terapeutico o dello stile di vita.
Prima dell’addestramento, è utile verificare le capacità e le possibilità di autogestione della malattia. Bisogna verificare la presenza di eventuali limiti oggettivi come ipovisus, scarsa mobilità o deformità delle mani o decadimento cognitivo e di eventuali limiti emotivi. In quest’ultimo caso va educata anche l’autogestione dei problemi psico-sociali coinvolgendo eventualmente il care giver. La corretta gestione di questo aspetto è fortemente associato a esiti positivi per il diabete.
È sconsigliato perché l’insulina fredda ha un assorbimento irregolare con conseguente risposta glicemica alterata, e perché rende l’iniezione più dolorosa.
Consigliare di cambiare le attività quotidiane e di provarne di nuove. Si può scegliere tra tutte le attività di tipo ricreativo e aerobiche, consigliate per le persone sedentarie o che fanno attività fisica in modo discontinuo.
Possiamo anche consigliare un’attività di potenziamento muscolare, ad esempio:
Esercizi con elastici
Pesi leggeri
Attrezzi specifici in palestra
Il diabetico Tipo 1 deve controllare la glicemia prima di fare attività fisica, durante l’esercizio se la durata è >30 minuti, al termine dell’esercizio e di notte per rilevare eventuali ipoglicemie tardive.
La verifica delle conoscenze del paziente deve essere fatta, a breve termine, dopo il primo addestramento. Può essere fatta di persona, durante la visita di controllo, altrimenti può essere fatta anche telefonicamente. In seguito deve essere fatta almeno una volta l’anno.
Il diabetico Tipo 2 deve controllare la glicemia prima di fare attività fisica, durante l’esercizio se la durata è >1 ora, e al termine dell’esercizio fisico.
La verifica delle informazioni immagazzinate dal paziente si fa ponendo delle domande in merito alle conoscenze che vogliamo accertare. Se le risposte sono corrette, vuol dire che l’addestramento è stato efficace. Se le risposte sono sbagliate o incomplete, è consigliabile ripetere l’addestramento.
Si deve consigliare di intensificare il monitoraggio della glicemia: prima, durante se l’esercizio è prolungato, e dopo l’attività fisica. Inoltre, il diabetico, deve essere correttamente educato in merito a quando è necessario fare integrazioni di carboidrati e aggiustamenti della terapia ipoglicemizzante.
La risposta glicemica all’attività fisica varia in rapporto al tipo di esercizio fisico, alla sua durata e al livello di intensità. Dipende anche dall’andamento della glicemia prima di iniziare l’attività fisica, dal tipo di terapia ipoglicemizzante assunta e dal grado di allenamento. Per tutti questi motivi è importante monitorate la glicemia prima e dopo avere svolto l’attività fisica allo scopo di prevenire episodi ipoglicemici.
Gli standard italiani per la cura del diabete, raccomandano di consigliare ai pazienti 150 minuti/settimana di attività fisica di intensità moderata/intensa e/o almeno 75 minuti di esercizio fisico vigoroso. L’attività fisica deve essere distribuita in almeno 3 giorni a settimana e non ci devono essere più di 2 giorni consecutivi senza attività.
Consigliare attività che si possono svolgere a casa e nel tempo libero, ad esempio: cyclette, tapis roulant. Possiamo consigliare anche esercizi di tipo calistenico, che sfruttano il peso del proprio corpo, come:
Corsa sul posto
Affondo
Salto a gambe divaricate
Piegamenti a muro
Addominali
Piegamenti
Step
Consigliare di iniziare con l’incremento dell’attività fisica giornaliera cercando modi diversi di muoversi, per almeno 30 minuti al giorno, ad esempio:
Salire le scale invece di prendere l’ascensore.
Camminare mentre si telefona
Praticare giardinaggio
Posteggiare la macchina lontano da casa
Se si prendono i mezzi pubblici, salire alla fermata successiva, o scendere a quella prima rispetto la propria destinazione.
Fare stretching mentre si è in fila
Mentre si guarda la TV alzarsi e camminare almeno 5 min ogni ora e tenere il telecomando lontano in moda da alzarsi dalla poltrona ogni volta che si deve cambiare canale.
Fare esercizi anche quando si deve stare seduti per lungo tempo.
Consigliare di incrementare il movimento giornaliero (vd domanda sui consigli per i sedentari) e di praticare attività fisica con regolarità preferendo quelle che piacciono di più. È preferibile scegliere tra le attività aerobiche a bassa intensità, ma di lunga durata come ad esempio:
Camminata a passo veloce
Corsa
Nuoto
Bicicletta
Ballo
In alternativa scegliere attività ricreative come calcio, tennis, arti marziali, escursioni.
L’intensità da consigliare, per lo svolgimento dell’attività fisica, deve essere commisurata allo stato di salute e deve tenere conto di età, presenza di malattie concomitanti, eventuali complicanze del diabete, se il luogo previsto per l’attività fisica accessibile e la disponibilità economica. Il paziente non deve improvvisare, ma deve avere una precisa prescrizione da parte del medico curante/diabetologo in merito a frequenza, intensità, durata e tipo di attività fisica.
Lo studio DAWN nel braccio italiano, ha dimostrato che solo il 26.5% della popolazione diabetica effettua attività fisica vs un complessivo 60.5% della popolazione generale. Sembrerebbe che la causa principale di sedentarietà tra i diabetici sia la mancata prescrizione da parte del diabetologo al momento della diagnosi (71.6%) e, comunque anche in presenza di prescrizione, solo il 26.6 la seguivano regolarmente (DE Feo P., 2011).
Le principali barriere al regolare svolgimento di attività fisica sono percezioni personali come l’inadeguatezza fisica, la pigrizia, la mancanza di tempo e la presenza di problemi respiratori.
Per ottenere i benefici attesi dall’attività fisica, come il calo di peso, il miglioramento del compenso glicemico e la prevenzione di patologie a carico dell’apparato cardio-vascolare, il diabetico deve fare almeno 150 minuti di attività alla settimana. In base alla condizione fisica e alle esigenze personali, si possono consigliare:
30 minuti, 5 volte a settimana di attività moderata o intensa
50 minuti, 3 volte a settimana, di attività moderata o intensa
75 minuti, 2 volte a settimana, di attività vigorosa
Inoltre consigliare di non stare seduti per più di 30 minuti.
Parola agli esperti
Dizionario del diabete
Lo strumento che ti guida ad individuare e conoscere i termini della patologia, per migliorare la gestione del diabete.
Associazioni italiane
Associazioni nazionali, regionali e non territoriali di persone con il diabete. Scopri le realtà più vicine a te!