Non posso dimenticare quando, durante gli anni in cui frequentavo l'università, avevo bisogno di fare la visita oculistica (quella con le goccine che per un giorno vedi tutto strano). Le mie amiche mi accompagnavano in ospedale e mi riportavano a casa, tenendomi sottobraccio. Le visite col diabetologo, le sale d'attesa, i prelievi, spesso, li ho fatti con un’amica accanto. E tutto prendeva una forma più divertente, più rilassata.
Un vero amico sa aspettare a mettere in tavola la cena se tu hai la glicemia alta e ti riporta a casa se hai dimenticato le penne dell’insulina o, ancora peggio, non hai abbastanza insulina nella penna (e tu sei una sbadata cronica!).
Insomma, credo tantissimo nell'amicizia, perché quando ci si vuole bene, il diabete viene inglobato in questo amore e diventa più piccolo. Lo vedo oggi con gli amici di mia figlia, bambini di 4 anni, che parlano di glucosio e di glutine, come niente fosse.
Che donando la loro pura amicizia, imparano a loro volta qualcosa sul diabete da portare con sé per il futuro quando, forse, incontreranno altre persone col diabete. E la patologia diventa proprio un aspetto della persona a cui vuoi bene, come la forma della bocca o il colore degli occhiali. I capelli arruffati o le treccine sempre in ordine.
È bella l'amicizia con la A maiuscola, i pranzi fuori, le cene stretti stretti a parlare di drammi della vita, conditi a salsa di diabete.
Quando con un amico ci si sente liberi, tutto il resto entra in secondo piano e magari trovi qualcuno che lo zucchero se lo porta dietro solo per te.
Ho fiducia del fatto che esistano ancora questi meravigliosi rapporti, che tra un discorso e una risata, riescano a scaldarci il cuore d'inverno ed a rendercelo fresco d'estate.
Tenetevi strettissimi gli amici!
Scrivetemi e raccontatemi la vostra storia se vi va.
Ogni mercoledì vi racconterò la mia!
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qualcuno là fuori che con voce silenziosa chiede sostegno e non deve sentirsi solo.
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