Ho letto con molto interesse la storia di Antonella che, in un certo senso, ricorda anche un po’ la mia ed il rapporto con il mio “amico mellito”, come amo definirlo. All’età di 27 anni, durante un normale controllo dei parametri del sangue, perché da sempre favorevole alla prevenzione, mi accorsi di avere la glicemia fuori dai limiti massimi consentiti.

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Il valore, infatti, risultò di 140 mg/dl e, cosa strana, risultarono anche 2 gr. di glucosio nelle urine. La cosa, evidentemente, destò qualche sospetto nel mio medico curante il quale mi suggerì, molto saggiamente, di rivolgermi presso il "centro antidiabetico" della mia città, per approfondimenti.

Arrivato lì mi fu fatta la "curva da carico" che allora era molto dolorosa. Nell'arco di tre ore mi furono fatti 6 (dico sei) prelievi, da ambedue le braccia. Il risultato fu disastroso perché, erroneamente e, forse anche in buona fede, mi fu consigliato di tenere a bada la glicemia soltanto con un'apposita dieta. Accettai, mio malgrado, questo suggerimento, ma durò molto poco perché la glicemia non scendeva e si optò per l'assunzione ai pasti principali di una pillola che avrebbe dovuto far rientrare i livelli glicemici verso valori accettabili!

Non fu così, anzi dimagrivo a vista d'occhio, mangiavo verdura tutti i giorni, senza trarne alcun beneficio. Ad un ennesimo controllo dei parametri glicometabolici mi fu riscontrata una glicemia di 300 mg/dl. In questa circostanza mi fu suggerito un immediato ricovero in reparto per iniziare, così, la terapia insulinica.

Appena mi fu detto questo caddi nella disperazione più assoluta perché, allora, la pratica dell'ormone (insulina) era considerata un po' come "l'ultima spiaggia"! Oggi posso affermare che questo concetto è assolutamente falso perché, per chi è giovane come lo sono stato io quando mi sono trovato e mi trovo ancora nella condizione di diabetico, il solo rimedio per sopravvivere in maniera adeguata alla patologia cronica, è praticare l'insulina.

Del resto, quando nell'organismo giovane, le cellule Beta, deputate a neutralizzare il glucosio in eccesso, non riescono più a compiere il loro dovere...beh! Bisogna agire dall'esterno con infusione d'insulina, con siringhe, penne, oppure con la terapia continua sottocutanea, tramite microinfusore. All'inizio fu un po' doloroso, poi, piano piano, con calma e pazienza, sono riuscito a recuperare un po' di chili persi (personalmente sono una persona magra) e poi avevo ripreso ad assumere anche i carboidrati che, tanti anni fa non erano molto considerati nella dieta delle persone con diabete. si dava molta importanza alle proteine animali perché si pensava dessero la migliore risposta glicemica!...Però, a lungo andare... sappiamo i danni che possono arrecare le proteine di origine animale.

Oggi, fortunatamente, sappiamo che il discorso è completamente inverso. Sappiamo che la maggior parte delle energie che consumiamo derivano per il 55%- 60% dai carboidrati che rappresentano il "carburante" essenziale per il nostro organismo. Erano anni, per esempio, che non mangiavo la pizza, oggi, fortunatamente, una volta al mese gusto anche questo piatto, che fa parte della nostra dieta mediterranea, accompagnata anche da un piatto di verdura cotta, che, come sapete, ne rallenta l'assorbimento.

Sono un appassionato del counting dei carboidrati ed un convinto assertore della terapia insulinica sia multiniettiva che con microinfusore. Attualmente utilizzo il microinfusore e non tornerei indietro per nessuna ragione al mondo. Oggi, grazie alla tecnologia mi pregio anche del sistema di monitoraggio in continuo che ci consente di visualizzare la curva delle glicemie ogni 5 minuti e di renderci conto, attraverso le frecce di tendenza, dove stiamo andando con le nostre glicemie.

È importante che la persona con diabete, nella sua quotidianità, sia supportato anche dall'affetto della famiglia, degli amici e, perché no, anche dalle associazioni.

Un cordiale saluto. Gianfranco

Caro Gianfranco,

grazie della tua testimonianza, che insieme a quella di Antonella, ci fa capire come dallo sconforto iniziale ci si possa alzare in tutti i sensi!

Quale “ultima spiaggia”! Oggi le cose sono cambiate, come giustamente dici tu. Non ci sono più i “demoni cattivi” (i carboidrati) e “millemila” cibi da evitare. Bisogna comportarsi come gli altri, anzi meglio! Perché “gli altri”, che spesso consideriamo migliori di noi, a volte mozzicano qualcosa distrattamente e non sanno nemmeno quel che mischiano e cosa accade al loro corpo. Noi sì. Anche se, per raggiungere buoni obiettivi, bisogna impegnarsi molto.

Un cantante che io amo tanto diceva: “La libertà è una forma di disciplina”, ed io me lo sono ripetuta per anni questa strofa. Io, che ero così bohemien, terribilmente scapestrata, sono stata “costretta” dal diabete a mettermi in riga e a volte penso che questo, un po’, mi abbia salvato la vita.

Mi fa sorridere quando dici che sei “appassionato” di conta dei carboidrati!

Non avevo mai conosciuto qualcuno che addirittura ne nutrisse una cosi calda passione! Devi avere una grande mente matematica! Ed essere appassionato di rebus! Di certo sono passioni che fanno bene al diabete, quindi, alla salute, e di conseguenza a tutto.

Condivido completamente l’entusiasmo per il sensore che ci permette di visionare cosa avviene nel nostro sangue, ogni 5 minuti. Prima era tutto un enigma, oggi, anche se questa relazione col diabete ha perso di mistero, è viva e ci permettere di vivere il rapporto alla pari, ma non come in un matrimonio (in cui c’è sempre qualcuno che comanda!), ma come un compagno di scuola con cui lavori gomito a gomito, cooperando, per avere il massimo dei voti (nel nostro caso, il minimo della glicata!) .

Grazie Gianfranco per la tua sferzata di ottimismo ed entusiasmo, bisognerebbe leggerti tutte le sere, come il libro delle preghiere.

Un abbraccio,

Elisa

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