Non c’è nessun godimento, nessuna passione.
C’è solo una cosa: sopravvivenza.
Se non faccio questo, posso stare molto male. Ma non la sopravvivenza che mi porta a prendere la lancia e le frecce e, a ginocchioni col coltello tra i denti, cercare di vincere sulla preda. No.
Una sopravvivenza molto più fighetta, più semplice, ma non per questo banale. A 2 anni non scegli se ti piacciono o no gli aghi. Ti pungi e ti fai l’insulina e nemmeno ti poni la domanda. A 12 anni uguale. Certo preferiresti di no. Chi non preferirebbe avere l’allergia al polline invece che il diabete? Ma non scegli nel catalogo di postal market. È Così.
Una volta un ragazzo mi disse che gli piacevo ma, questa cosa del diabete e degli aghi gli metteva paura. Aveva la fobia degli aghi. Io lo guardai, guardai il soffitto, le travi a botte, il legno, gli intarsi, la trama dell’ingegno umano nel tempo e nello spazio e, per rispetto per me stessa, gli dissi: “Peppiacere te ne vai?”
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