Chiunque, non solo i più giovani, può avere la voglia di dedicarsi all’attività sciistica, che comprende diverse discipline: sci di fondo, discesa libera e snowboard. L’approccio a questo sport dipende sicuramente dalla disciplina a cui ci si vuole avvicinare.
Per esempio, l’attività fisica costituita dalla discesa, sia essa fatta con gli sci o con lo snowboard, è intensa e di breve durata, e si alterna a momenti di riposo (per esempio quando si sale con lo skilift): in questo caso, quindi, si dovrà tenere conto del fatto che vi saranno periodi di maggior consumo e altri di minore dispendio energetico.
Praticando sci di fondo, invece, lo sforzo fisico è costante e prolungato. Diversi studi hanno accertato che le attività sportive prolungate (come lo sci di fondo, ma anche il nuoto o la corsa) sono quelle più adatte alla persona con diabete. L’esercizio aerobico (o di endurance) determina variazioni della glicemia relativamente prevedibili sia nel soggetto sano sia nel paziente diabetico.
Il rischio ipoglicemico dipende dalla durata e dell’intensità dell’attività svolta.
Qualsiasi sia la disciplina prescelta, è importante non adeguare la terapia insulinica e l’alimentazione all’intensità dell’attività che si vuole svolgere senza consultare prima il proprio team diabetologico e prestare grande attenzione ai controlli glicemici, rilevando le glicemie prima, se è possibile durante e dopo lo sforzo fisico.
Un’idea utile è quella di portare con sé una piccola borsa termica in cui collocare glucometro, penne da insulina e rifornimenti di carboidrati semplici e complessi, per sopperire a eventuali ipoglicemie che potrebbero insorgere sulla vetta della montagna, dove sono difficilmente reperibili.
Anche le basse temperature tipiche della montagna sono da tenere in considerazione nella gestione del diabete.
Occorre ricordare che qualsiasi attività sportiva, compreso lo sci, riveste un ruolo importante anche nell’educazione alla gestione della propria condizione. Infatti, l’attività fisica “costringe” all’autocontrollo, insegna a confrontarsi con il medico per trovare, anche in situazioni non quotidiane, la giusta terapia: per questo aiuta a migliorare l’autogestione e l’autostima, favorendo al tempo stesso la socializzazione e l’accettazione della malattia, che è il gradino più alto di questo lungo processo.
Allora, tutti in pista!

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