L’analisi dei dati dello studio Navigator, un trial multicentrico, prospettico, randomizzato in doppio cieco e controllato con placebo, dimostra che le diverse aree geografiche influenzano in modo significativo il rischio di diabete mellito e di eventi cardiovascolari nelle persone con alterata tolleranza al glucosio (Igt).
Queste le conclusioni dell’analisi, coordinata da Renato Lopes del Duke Clinical Research Institute di Durham in North Carolina, e pubblicata sul Journal of American Heart Association: «Al pari di quanto accade per il diabete mellito, anche il numero dei pazienti con alterata glicemia a digiuno o ridotta tolleranza al glucosio è in rapido aumento a livello globale, soprattutto nei paesi a basso reddito». Obiettivo dei ricercatori era proprio quello di valutare, nelle diverse zone del mondo, le variazioni del rischio in termini di diabete incidente, di rischio cardiovascolare e di effetti della terapia nelle persone con alterata tolleranza al glucosio.
A tale scopo sono stati analizzati i dati dello studio Navigator (Nateglinide and Valsartan in Impaired Glucose Tolerance Outcomes Research) che aveva l’obiettivo di valutare il trattamento con uno o con entrambi i farmaci nei pazienti con alterata tolleranza al glucosio.
I 9.306 partecipanti sono stati suddivisi in base a 5 regioni: Asia (552); Europa (4.909); America Latina (1.406); America del Nord (2.146) e Australia-Nuova Zelanda-Sud Africa (293). Dall’analisi dei dati emerge che, rispetto ai nordamericani, gli europei avevano un minor rischio di diabete mellito incidente, mentre i latinoamericani avevano una maggiore mortalità cardiovascolare.
«I nostri dati indicano che le regioni geografiche influenzano in modo significativo il rischio di diabete mellito e di eventi cardiovascolari nei pazienti con ridotta tolleranza al glucosio», osserva l’autore, sottolineando che alla luce di questi risultati le differenze nel rischio di sviluppo di diabete mellito e di eventi avversi cardiovascolari in base alla regione geografica dovranno essere presi in considerazione in futuri studi internazionali nelle persone con alterata tolleranza al glucosio.
Fonte: RD Lopes et al. Journal of American Heart Association. January 13, 2017; 6(1).
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