Possibile individuare l’aumento del rischio di sviluppare il diabete di Tipo 2 e di conseguenza adottare strategie di prevenzione, grazie al test eseguito di routine sulle future mamme: il test da carico orale di glucosio.

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Un semplice e collaudato test di laboratorio, quale il test da carico orale di glucosio, consente di individuare l’aumento del rischio di sviluppare il diabete di Tipo 2. Questa la conclusione di uno studio italiano, pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, condotto dal professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia, assieme ai ricercatori dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e dell’Università di Roma “Tor Vergata”.

I ricercatori hanno adottato il test che è eseguito di routine sulle future mamme, con una modifica: rispetto alla glicemia a digiuno, hanno misurato la glicemia dopo 1 ora dal carico orale di glucosio (solitamente si misura dopo 2 ore). L’ipotesi degli autori era quella di valutare se soggetti con valori normali di glicemia a digiuno e 2 ore dopo carico orale di glucosio (rispettivamente <100 mg/dl e <140 mg/dl) ma con iperglicemia dopo 1 ora dal carico orale da glucosio superiore a 155 mg/dl avessero un aumentato rischio di sviluppare diabete di Tipo 2.

Sono state arruolate 595 persone, ne sono state valutate le caratteristiche metaboliche e sono state suddivise in base alla tolleranza glucidica. Dopo un follow-up di 5 anni si è notato come nei pazienti con glicemia alla prima ora superiore a 155 mg/dl, l’incidenza di diabete fosse addirittura più alta rispetto ai soggetti con alterata glicemia a digiuno.

Lo studio offre quindi un grande apporto alla prevenzione e alla diagnosi precoce, avendo individuato con un semplice test una nuova categoria di soggetti che presentano un rischio aumentato del 400% di sviluppare un diabete conclamato rispetto ai soggetti di controllo con normale tolleranza al glucosio e valori di glicemia 1 ora dopo carico orale di glucosio inferiori a 155 mg/d.

Un risultato importante in quanto una precoce identificazione dei soggetti a rischio è fondamentale per poter attuare interventi sullo stile di vita e/o farmacologici, interventi che hanno dimostrato di essere in grado di agire positivamente sul futuro rischio di sviluppare la malattia.

Fonte: G Sesti et al. Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. Published online August 14, 2015.

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