Oggi, cari amici, vorrei parlavi di tutta una serie di frasi che chi ha il diabete si è sentito dire almeno una volta: Poveriiiinoooooo! Poverello/a! – Poveraccia! – Modello base.
Poi ci sono gli accessori del tipo: “Fossi in te non ce la farei“, “Meglio morire che pungermi tutti i giorni.” “Ma così piccolo già il diabete? ma che ha mangiato???” (e tuo figlio magari ha avuto l’esordio a 20 mesi come la mia bimba. Cosa vuoi che abbia mangiato???) .
Gli investigatori del mistero: “ma chi è stato a farti venire il diabete????”. “Chi è in casa tua che ha il diabete???”
E poi la categoria degli empatici: “Ammazza che brutta malattia! Oddio devo subito andarmi a controllare non sia mai anche io....“
Il corollario è vasto, purtroppo, perché a volte le persone si trovano impreparate di fronte alla tua malattia e, pur di dire qualcosa (il più grande male dei nostri tempi) farfugliano qualche domanda senza senso pur di “partecipare.“
Oppure, sono persone che non si sono mai rapportate, per loro fortuna, alla malattia, per cui mancano loro proprio gli strumenti base di una comunicazione sensibile e rispettosa nel sentire dell’altro.
Non li giustifico. No. Ma in questi anni ho imparato a provare a comprendere da cosa sono scaturite numerose pillole di insensibilità nei miei confronti ed, oggi, in quelli di mia figlia. Non capisco perché, oltre ai dolori del proprio cuore, una persona con una patologia debba anche sorbirsi le fesserie di chi ti vede da fuori e non vuole capirti.
Sia chiaro, non sono tutti così, anzi, per fortuna esistono gli amici sinceri, quelli che dopo un po’ sanno prima di te quando devi mangiare qualcosa o quando ti devi fermare per un bicchiere di coca cola. Quando hai la bocca impastata dalla glicemia alta o quando ti senti confusa perché sono ore che non riesci a farla scendere. Insomma, ci sono gli amici, quelli veri, con cui puoi condividere tutto e poi c’è una massa informe con cui non condivideresti niente, ma che nei confronti della tua malattia devono esprimere un’opinione, un parere. Devono partecipare. Ho letto, ho sentito alla tv, L’ho ascoltato di sfuggita al bar, che il diabete si cura se non mangi.
Ti viene perché da piccolo sei stato allattato troppo o troppo poco, o il latte, o la luce, o la musica o la tua mamma, sì, la mamma ha sempre le sue grosse responsabilità. O magari sei stato coccolato sì, ma male, oppure ti hanno tenuto troppo in casa o troppo al mare o troppo in montagna. Chissà.
Questa esigenza spasmodica di dire qualcosa, anche una boiata, ci colpisce e ci lascia delle ombre nel cuore. - Ma perché m’ha detto sta cosa? - ti chiedi i primi tempi. Poi passa. Poi fai gli elenchi, come faccio io. Inizi un archivio di frasi e parole e ti metti a catalogare tutto e tirare fuori i tomi quando vuoi farti due risate amare con gli amici. Quella volta che alla Posta la signora dello sportello mi ha detto che tanto poi a mia figlia il diabete passa o quella volta che mia zia mi ha detto di mangiare il gelato “tanto non fa niente, sono tutte fissazioni queste del diabete“ e piano piano, col tempo, queste persone non ti fanno più male ma, magari, ti fanno scappare una risata dentro al cuore.
E voi? Riuscite a non farvi più ferire da certe frasi?
A che punto sono i vostri archivi?
Scrivetemi e raccontatemi la vostra storia se vi va.
Ogni mercoledì vi racconterò la mia!