Quando inizia novembre e il cambio d’armadio e le glicemie pazzerelle sono concluse, solitamente ci buttiamo a capofitto in uno degli eventi più discussi del mese: La giornata mondiale del diabete, il 14 novembre di preciso.
Gli approcci all’occasione sono diversi: c’è chi non ama festeggiare, chi trova lo spunto per parlarne apertamente con gli amici, almeno quella volta l’anno, chi si mangia un dolce alla faccia del diabete, chi scende in piazza a ballare e chi s’arrabbia perché in fondo, si sa, non c’è nulla da festeggiare. Ci sono tanti modi di vedere questa “ricorrenza” e, anche io, nella mia carriera di diabetica, mi ci sono “arrovellata” parecchio dentro. Era qualcosa che mi muoveva delle emozioni contrastanti e tanta amarezza.
Oggi mi sento un po’ diversa.
La giornata mondiale del diabete coincide ironicamente con il giorno in cui ho scoperto il diabete di mia figlia, con la prima volta che ho detto “Amelia ha il diabete” e che mi è tremato tutto dentro, anche il più piccolo ossicino. La vita è veramente buffa, a volte, e si organizza affinché tutto sembri più drammatico del previsto, come in un film.
Il mese di novembre di 3 anni fa è stato tragico, anche se io da donna, ma soprattutto da neomamma, del mese non ricordo davvero nulla, poiché tutto mi era indifferente. Nulla mi aiutava a stare meglio. Poi un giorno, come quando smetti di star male per un amore finito, ad un certo punto ti svegli e stai meglio e il cuore è più leggero anche se è novembre.
È questo l’umore con cui mi approccio quest’anno a questa festa, senza pretese se non quelle che ho tutti i giorni: di sensibilizzare sul diabete e parlarne fino a seccarmi la bocca. Bere litri d’acqua, spalmare burro cacao e continuare a parlare finché non mi sento dire: ho capito. E poi c’è la questione dell’attenzione verso una possibile cura, i fondi economici, la ricerca. Tutto quello che ci serve e che ancora non abbiamo. I diritti sul lavoro, la serenità dei nostri bimbi a scuola, i viaggi, l’amore, la famiglia, le gravidanze, le malattie correlate e la vita, tutta.
Quante cose ci piacerebbe comunicare in un giorno solo? E allora facciamolo! O iniziamo a farlo! Possiamo cominciare il 14 novembre e finire l’anno successivo, perché c’è ancora veramente tanto da dire. Questa rubrica, guarda caso, è nata il 14 novembre di un anno fa, con la promessa di dare la parola a tante persone su tematiche diverse ed io ci credo. È qualcosa che vedo andare avanti ogni giorno e che sono sicura darà tanti frutti (a basso contenuto di CHO).
Intanto scrivete e raccontatemi a cosa dedicherete quest’anno il vostro 14 Novembre.
Promesse per il futuro? Sogni? Quale stato d’animo?
Perché la giornata mondiale del diabete abbia un senso, quel senso dobbiamo darglielo noi.
E allora auguri!
Scrivetemi e raccontatemi la vostra storia se vi va.
Ogni mercoledì vi racconterò la mia!