La sentite la temperatura a mille mila gradi percepiti? Siete contenti di essere stati schiaffati, senza alcuna premura, dall’inverno all’estate torrida? Io sì. Perché adoro soffrire il caldo per poi buttarmi in mare o in piscina o quel che sia, basta che sia fresco.
Tutte le estati mi ricordano quando ero ragazzina e partivano gli slogan delle pubblicità delle creme solari col sottofondo di: “Per quest’anno, non cambiare! Stessa spiaggia, stesso mare!“ Eppure, di spiagge se ne cambiano negli anni ,ma certe cose, è vero, rimangono più o meno le stesse. Chiaramente mi riferisco al nostro amico diabete!
Mentre 20 anni fa, quando andavo al mare, mettevo sempre glucometro e insulina col “ghiaccino” dentro la borsa termica all’ombra e pregavo che non si scaldasse e che nessuno mi rubasse la borsa (facevo il bagno con lo sguardo fisso e carico di ansia verso l’ombrellone), oggi l’organizzazione pre-mare è diversa. Oggi devo proteggere il micro dalla sabbia, salsedine, acqua, gocce di gelato appiccicoso che si scioglie, ed ancorare bene il cerotto dell’ago cannula e del sensore. Per me vale doppio perché devo pensare anche a mia figlia, il che, dato la sua minuscola età, rende la procedura ancora più complessa.
Non c’è niente che renda più felice un diabetico o un genitore di un bimbo diabetico che il bar sulla spiaggia. È un po’ come la farmacia nei luoghi sperduti: la nostra coperta di Linus. Sapere che lì, al fresco e vicino a noi, ci stanno gelati, succhi, e bevande gassate e piene di zuccheri ci rende un po’ più sereni e felici. Ci rilassa “abbestia”. L’ombra la si cerca sempre, ma soprattutto ci si “scotcha” metà del corpo con cerotti kinesiologi e altro per evitare di perdere, soprattutto, il sensore.
Il sensore è il nostro santo Graal, l’oggetto che va protetto contro tutto e contro tutti. Se un cambio set si può anche sacrificare all’incidente, il sensore no, non deve morire. Quindi, va da sé, che la parte estetica diventi veramente qualcosa di secondario. Potrai avere il costume più Figo della spiaggia, ma, se devi salvare il sensore rovinerai con gioia tutto pur di non perderlo.
Perché al mare è così col diabete, è sempre stato così: un poco più complesso.
E ti muovi di più e scende la glicemia: Aiuto!
E ti metti a far di castelli di sabbia e la sabbia entra nel cerotto che col sudore ti viene un prurito da scarnificarti e…Aiuto!
E devi stare attento a non bruciare al sole di agosto il tuo amorevole glucometro.
E la merenda.
E il fabbisogno insulinico basale che abbassi, se corri, che magari poi te lo azzeri, oppure ti stacchi il micro ma ti fai una dose, oppure no, aspetti, ma poi il sensore perde il segnale e imprechi.
Vista così, potrebbe sembrare un vero e proprio stress! Ma non è così, per fortuna. Dopo i numerosi calcoli, individuati i punti di ristoro, messo i cerotti, piantato bene l’ombrellone per un po’ di ombra, ti siedi, ti sdrai, giochi, fai che ti pare. Distrattamente ti accorgi che altri intorno a te, magari, hanno i tuoi stessi gadget da diabetici.
Con le nuove tecnologie, il diabete è un po’ uscito allo scoperto, fuori dalla nostra pelle, ed è visibile. E bene! Ti vedi con altri e ti riconosci, e bene! Mentre chi non ne sa niente, invece, ti chiede e gli fa strano. Glielo spieghi e se non capiscono: Ma chi se ne importa?
Impari a viverti la tua estate, il tuo mare, la tua vacanza e il tuo corpo svestito, come chiunque altro. Come chiunque altro ha le proprie diversità, quindi, accetti anche le tue e, siccome ti servono e ti aiutano, a poco a poco quasi le ami. E ami anche l’estate!
Nonostante tutto e nonostante il diabete, sempre!
Scrivetemi e raccontatemi la vostra estate se vi va.
Ogni mercoledì vi racconterò la mia!