Caro amico mio, sei entrato a far parte della mia vita 30 anni fa senza chiedermi nulla. Io non ti ho cercato, sei tu che hai scelto me ed io ti ho dovuto accettare. Tanta sete, tanta pipì, crampi da saltare dal letto la notte questi sono stati i sintomi con cui ti sei presentato.
Era un giorno di agosto, caldo come oggi. Un giorno di un’estate meravigliosa, l’estate di un quattordicenne che scorrazzava libero e felice con il suo 50tino.
All’inizio tanto spavento perché sentivo dire: “una persona con diabete non può fare tutto”, “una persona con diabete non ha un’aspettativa di vita lunga”.
Assurdo nel 2020 apprendere notizie di bambini che ancora muoiono a causa di una diagnosi errata o tardiva. Quindi, ti ho lasciato entrare nella mia vita a piccoli passi anche se mi spaventava tantissimo la tua gestione; essere tuo amico significava prendermi cura anche di te.
Bucarsi le dita più volte al giorno. Bucarsi la pancia almeno 4 volte al giorno. Invece, oggi tutto è più semplice, non ci sono più solo le siringhe per iniettarsi l’insulina. La tecnologia ci aiuta molto.
Però penso anche che un aiuto concreto, soprattutto psicologico, alle famiglie con un adolescente, un bambino o un neonato con diabete sia indispensabile.
Oggi, comunque, devo ringraziarti amico mio perché mi hai insegnato a volermi bene, mi hai insegnato a mangiare bene, mi hai spronato a gestire la mia vita senza pormi limiti. Certo andar sempre d’accordo è umanamente impossibile ma grazie ad un gruppo di amici che hanno avuto il piacere anche loro di conoscerti, ho ben capito i tuoi punti deboli quindi, quando litighiamo, riesco a spuntarla quasi sempre io. So che detesti lo sport in particolar modo il ciclismo, la corsa… ma so anche che da buon amico in fondo sei felice per me.
Buona Vita
Tuo amico per sempre #insiemeèmeglio
Tu puoi parlare al diabete ma lui non ti risponderà. Perché, in fondo, anche la tua lettera è un dialogo più con te stesso che con la malattia.
E a me piace che ti elogi e ti concedi di avere tratto anche dei buoni insegnamenti da questa patologia. Che sai di esserti sfidato e di avere avuto tutto ciò che volevi. Anche se vivi da tanto con un compagno scomodo e la percezione è di avere in casa anche la suocera.
Capisco perfettamente il passaggio in cui parli di supporto psicologico. A tutte le età. Quando si scopre di avere il diabete all'inizio ti sembra di dover stravolgere la tua vita. Che niente sarà mai più come prima. È innegabile che sia uno shock. Ed è sempre più forte tanto più si è piccoli. Ma in ogni caso digerire una malattia non è una cosa veloce né da poco e l'aiuto esterno di amici, compagni di esperienze, medici empatici e psicologi può molto migliorare la situazione.
E la ricerca sempre dell'equilibrio, che a volte per noi è un po’ più difficile da trovare, è poi molto più soddisfacente e prezioso, una volta trovato.
Quindi, se il diabete dovesse davvero sentirti, come dici tu, allora dedichiamogli una super pernacchia!!!
Ciao Francesco