Riguardo ai medici e al personale infermieristico che ho incontrato nella mia vita sarebbe giusto citare una nota pubblicità di patatine che diceva: “io ne ho viste tante!”. Ecco, per me è lo stesso con i medici. Ne ho visti tanti. Tutte le volte che qualcuno non mi convinceva o urtava la mia sensibilità decidevo di cambiare, alla ricerca perenne dell’equilibrio tra umanità e competenza.

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Ormai, è risaputo quanto la comunicazione sia importante anche in ambito medico e di cura, eppure ancora, umanamente, ci si trova di fronte a personale sanitario un po’ rustico (per non dire selvaggio) e poco incline all’accoglienza.

Una volta, dovendo fare un prelievo per la tiroide, chiesi all’infermiera quanto ancora avrei dovuto aspettare perché stavo andando in ipoglicemia. E lei mi urlò, alla faccia della privacy: “ma se lei ha il diabete e poi mi sviene qui allora che se ne vada a fare colazione!”.

Un vero tesoro.

Altre volte, invece, ho trovato medici che mi hanno asciugato una lacrimuccia e infermiere che mi hanno fatto fare diversi sorrisi, se non risate.

Alla fine, per chi mi segue stabilmente per il diabete, ho deciso di affidarmi a un centro un po’ distante dal mio domicilio (e quindi meno comodo) ma dove mi sento seguita bene sia a livello tecnico che umano.

Lo stesso vale per mia figlia Amelia.

Senza la parte umana e personale, che nel diabete è molto importante e influenza anche l’andamento glicemico, per me non può esserci successo di cura. Ed è più difficile, trovare un equilibrio tra sé stessi e la malattia.

Voi cosa ne pensate?

Raccontatemi la vostra storia se vi va

Ogni venerdì vi racconterò la mia!

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