Periodo d’estate, di salsedine, di amicizie, d’amore e di vacanze. Un po’ complicato quest’anno, ma non impossibile.
E così mi tornano in mente, tra gli odori e le zanzare, il periodo dei centri estivi. E i campi per ragazzi con diabete… che mi rompe pure specificarlo perché il diabete è un comune denominatore ma poi le persone sono anche altro…
E come in tutti i campi nascono gli amori, le amicizie durature e le serate in spiaggia di nascosto.
Io me li ricordo i miei campi scuola col diabete. Mi innamoravo sempre di qualcuno.
Ma era sempre un medico o un infermiere (ho avuto sempre la passione per l’uomo maturo e stagionato).
Ma oltre la parte più sentimentale, mi ricordo le attività proposte, le passeggiate, le nottate a parlare, i pranzi, le cene e le merende di notte erano parte integrante di quei giorni veri e allo stesso tempo magici.
I bagni al mare, le bustine di zucchero, le iniezioni con le amiche e i pianti, gli sfoghi drammatici e naturali nel dire mannaggia alla vita ma perché proprio a me questo diabete? E poi rialzarsi, avere 15 anni, sognare di vivere e viaggiare e portare la mente fuori da un corpo che un po’ ci ha traditi. E un po’ troppo presto, ci ha fatto crescere.
Quanto fanno crescere questi momenti insieme?
Ora vedo mia figlia, ancora piccina. Lo scorso settembre al suo primo campo scuola diabete e la gioia di non dirsi niente ed essere tutti automaticamente amici.
E mi commuovo e mi commuove vedere questi bambini, oggi, con cerotti, sensori e micro. Con accessori più visibili ma con più libertà e più scioltezza a livello di movimento e di cibi e “fuori orari”. Una vita più libera rispetto alla mia ma, comunque, non spensierata come avrei sognato per mia figlia. Ma così è. E così saremo.
Sperando sempre che qualcosa possa cambiare.
Voi, cosa ne pensate?
Scrivetemi e raccontatemi la vostra storia se vi va.
Ogni venerdì vi racconterò la mia!