Quando scopri di avere il diabete tipo 1 la prima cosa che pensi è che non potrai mangiare mai più come gli altri e soprattutto non potrai mangiare mai più dolci. Ci siamo passati tutti, è normale.
Fai l’insulina e sembra che mangi proprio per quello e allora hai timore, pesi i carboidrati, metti la verdura per attutirli, provi a fare dei calcoli e mangi. Con ansia, sovrappensiero e con timore.
Il supermercato ti sembra un labirinto di tentazioni che trasudano zucchero e sugna e pensi che non potrai mai più mangiare di pancia ma solo di testa. E così è per molti, per un po’. Poi a poco a poco, conosci la tua insulina, l’effetto che fa nel tuo corpo e l’effetto che fanno nel tuo corpo i cibi e i loro nutrienti.
Scopri che, quel mangiare degli altri, che ingurgitano senza alcuna idea degli effetti, in realtà, è un mondo da scoprire e da esaminare per bene. Che le vie degli zuccheri sono infinite! Che ci sono i grassi, le proteine, gli zuccheri semplici, i complessi ecc. ecc. fino all’infinito.
Poi, Passa del tempo, magari fai un corso sulla conta dei carboidrati, rispolveri tutta la matematica che odi perché te hai fatto lettere e non è proprio il tuo, impari a gestire i dolci e provi a farteli in casa con qualche dolcificante. Smetti di pesare con la bilancia e inizi a pesare con gli occhi.
Magari hai il microinfusore e ti aiuti con i pranzi dei matrimoni, oppure hai le penne, arranchi, ma ce la fai uguale perché oramai sai, hai esperienza. Sì perché l’esperienza sul campo (il tuo corpo) è quella che ti aiuta di più a gestire il cibo col tuo diabete e la spesa al supermercato, e gli aperitivi con gli amici, e le pizze (la pizza oh miodddio! Se sai gestire quella ricevi direttamente il Master sul diabete!) e tante altre occasioni a cui non dobbiamo rinunciare!
La spesa al supermercato, o il menù di un ristorante non diventano più un momento di ansia ma di organizzazione prima del piacere.
Come tutte le cose del nostro diabete anche il cibo va pianificato. Ci vuole un attimino di ragionamento (ciò comunque rende le nostre menti allenate e, quindi, ci rende più svegli degli altri!) un esame attento delle possibilità che ci vengono proposte, una selezione accurata di quello che più ci interessa, un piccolo margine anche verso cibi che ci fanno particolarmente bene (ricordiamo che un diabetico deve seguire una dieta sana come tutti gli altri esseri umani) e il dolce, se ci va, assolutamente, va mangiato e conteggiato. Poi insulina e, come sempre, incrociare le dita e sperare di avere calcolato bene! Se si è calcolato troppo si cerca di riparare a cucchiaiate di dolce del nostro vicino (sperando che non sia un totale estraneo) e se invece s è calcolato troppo poco allora si cerca di riparare lo sgarro.
Oppure, abbiamo sempre il jolly della camminata dopo i pasti che ci aiuta e ci fa bene!
Insomma, non dico che sia facile eh, sia chiaro, ma all’inizio, come tante cose, sembra davvero impossibile. Quasi una cosa infernale. Per poi invece lasciare spazio a “qualcosa da gestire“ per non porre limiti ai nostri desideri alimentari e sociali e, non per ultimo, una cosa che per me è stata molto importante da capire, imparare ad avere un buon rapporto col cibo.
Fatto di socialità, di condivisione, di scelte alimentari salutari, ma anche di tanto, tanto piacere, sapore e gusto che va di pari passo con il piacere per la vita stessa!
Sicché, conti, conteggi, app per calcolo dei carboidrati, microinfusori, penne, pallottolieri, tutto in mano, no panic, no stress, e mangiamo qualcosa che davvero meriti tutti questi calcoli!
Per oggi è tutto.
Scrivetemi e raccontatemi la vostra storia se vi va.
Ogni mercoledì vi racconterò la mia!