Settimana scorsa sono stata alla riunione preliminare a scuola di mia figlia. Quest’anno farà la prima elementare e, come ogni cambio di grado, si riparte con le istruzioni per le maestre e col terno al lotto dello scoprire se le maestre nuove saranno collaborative o no.

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Assisto alla riunione, emozionata come tutti i genitori. Prendo appunti sapendo che tanto dimenticherò di portarli dietro al momento di andare in cartoleria.

Sto attenta come gli altri. Sono preoccupata come gli altri per il problema del Covid e delle rigide norme all’interno dell’istituto. Sono uguale a tutte le altre mamme.

E poi, alla fine, c’è il nostro diabete. Che va spiegato, integrato, normalizzato, adattato.

Quando Amelia frequentava il primo anno di nido, aveva nemmeno due anni. Era tutto molto più complicato. Ora va un po’ meglio, nel futuro penso, ancora di più. Imparerà a gestirsi da sola e prendersi cura di se stessa. Dei suoi allarmi, delle sue glicemie, degli alti e dei bassi, della celiachia e delle tentazioni.

Lo farà con naturalezza, lo so, perché è stato lo stesso anche per me ma, al momento, però, devo farlo io per lei. Ed è complesso, bisogna coinvolgere tanti soggetti e c’è da spiegare e da spiegarsi mentre si cresce con questa zavorra di diabete che intacca le esperienze che per altri bambini sarebbero del tutto normali e spensierate.

Io ho passato buona parte di questo mese a cercare certificazioni da presentare, parlare con le maestre, procurarmi il glucagone per la scuola, a inviare certificati per la dieta speciale senza glutine.

Tante cose fondamentali prima del fatidico ingresso a scuola. Prima di poter dire “ho predisposto tutto!“, posso finalmente godermi l’etichettamento compulsivo del materiale scolastico!

Il diabete, per me, non ha lo stesso peso a tutte le età.

A un anno è un “diabete obeso”, da adulti è possibile farlo dimagrire parecchio.

Da piccoli è un “diabete diffuso”, da grandi è “indipendente”.

Bisogna fare rete per sostenere un bimbo piccolo col diabete. Bisogna partecipare. Bisogna essere empatici. Bisogna essere persone con un cuore.

Voi cosa ne pensate?

Raccontatemi la vostra storia se vi va

Ogni venerdì vi racconterò la mia!

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