In spiaggia, se si è adulti, si sta distesi. A chiacchierare. A sentire le onde del mare. A leggere. A mettere la crema e togliere la crema. Poi bagno e di nuovo stesi. Io da un po’ di anni in spiaggia guardo i tatuaggi delle persone.
Oramai non si può più dire che sia una cosa originale avere un tatuaggio, per cui, le persone ne fanno tantissimi per esserlo. Immense campiture di corpo dipinte. Di nero o a colori, come nei film.
Ho visto dadi, paperette, ranocchie e tantissimi gechi e tantissime tartarughe. Ho visto anche la faccia dei santi tatuata su un petto molto peloso, ed una sul polpaccio.
Di recente su Internet mi è capitato di vedere dei tatuaggi a tema diabete. Persone che vogliono imprimere nella loro pelle un segno della propria malattia.
Per orgoglio, per sfida, per piacere. Perché è parte di loro stessi e li ha segnati profondamente nella loro vita. Insomma per tantissime motivazioni che posso solo intuire.
E poi genitori che si tatuano il microinfusore del figlio sulla propria pelle. O che amano qualcuno col diabete.
O che il diabete è una rottura sì, ma ce l’ha la persona che più amano al mondo. Bello.
Questo mi intenerisce molto!
Tuttavia, benché il tatuaggio sia il simbolo sulla pelle di qualcosa che fa parte di te, io, sul diabete non lo farei.
Perché penso sempre: ma poi, quando guarirò, come farò a toglierlo?
E voi lo fareste o l'avete già fatto?
Se sì, perché?
Dai scrivetemelo.
Raccontatemi la vostra storia se vi va.
Ogni venerdì vi racconterò la mia!