Un lungo periodo buio, iniziato all’età di 6 anni, segnato da una patologia che non riusciva ad accettare e di cui ha pochi ricordi, fino al momento in cui qualcosa è cambiato in lei.

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Una giovane ragazza ci accoglie con un grande sorriso sulle labbra. Klaudeta ha il diabete. Lo ha saputo quando di anni ne aveva solo sette. Scoprire di essere diabetica per lei è stato particolarmente traumatico: dove è nata, in Albania, la conoscenza di questa malattia era ancora scarsa all’epoca e lei, che era solo una bambina, si è sentita confusa e spaventata.

“Di quel giorno” ci racconta “ricordo solo che c’era un sacco di gente vestita di nero, il colore che da noi si indossa quando si va a un funerale. Così io, per anni, ho pensato al giorno della scoperta del diabete collegandolo a quelle persone vestite a lutto: come se fossi morta. Solo in seguito ho scoperto che era da poco morto mio nonno, per questo le persone erano in nero.” Accettare il diabete non è stato semplice anche a causa delle poche informazioni di cui Klaudeta disponeva.

Nessuno le aveva spiegato di che cosa si trattasse e cosa comportasse convivere con il diabete. All’inizio si è preoccupata poco di ciò che accadeva al suo organismo, finché, un giorno, una forte crisi ipoglicemica le ha aperto gli occhi: “Mi sono vista passare la vita davanti e qualcosa in me è cambiato. In quel momento ho deciso che era arrivata l’ora di reagire.”

È stato solo l’inizio, però: il processo di accettazione è spesso lento e faticoso, ma prendere coscienza è il primo passo per riuscire a convivere con la malattia e acquisire controllo sulla propria vita. Sono state poi la sua tenacia e la sua forza di volontà, a portare Klaudeta a convivere serenamente con il diabete; e questo anche grazie al percorso psicologico che ha deciso di intraprendere una volta arrivata in Italia, all’età di diciotto anni.

Le cose sono migliorate ulteriormente quando Klaudeta è passata alla terapia insulinica con microinfusore. Da quel momento l’andamento delle sue glicemie è cambiato, dandole una stabilità che prima non poteva nemmeno sognare. Distribuendo l’insulina nell’arco delle ventiquattro ore, il microinfusore le ha permesso di gestire il diabete in modo più efficace, migliorando nettamente la qualità della sua vita. Anche se, va detto, non è stato tutto rose e fiori: l’inizio 18 con il microinfusore è stata una vera sfida, perché bisogna abituarsi a convivere con un oggetto sempre attaccato al corpo.

“Una notte ho strappato l’ago e mi sono svegliata con la glicemia altissima: è stato un po’ uno shock, perché credevo che sarebbe andato tutto bene fin da subito.” Ma, nonostante la giovane età, Klaudeta decide di non arrendersi e di continuare a provare, dimostrando tutto il suo coraggio e la sua forza. E appena pochi giorni dopo la prova con il microinfusore, decide che sarà proprio lui il suo primo complice nella “lotta” contro il diabete. Chiediamo a Klaudeta se ha consigli da dare a chi ha scoperto da poco di avere il diabete.

“Quello che mi sento di consigliare è di seguire un percorso psicologico: scoprire di avere il diabete non è una passeggiata, anche se in un primo momento si potrebbe pensare che non cambi nulla. Le conseguenze, anche dal punto di vista psicologico, sono numerose, e parlarne con qualcuno è di grande aiuto.”

Confrontarsi e scambiare esperienze e consigli con altre persone nella sua stessa situazione ha rappresentato, per Klaudeta, un importante momento di crescita lungo il percorso della consapevolezza, che l’ha aiutata a sentirsi meno sola e abbandonata. Venire a patti con il diabete non è certo semplice, ma Klaudeta ha imparato che, con i dovuti accorgimenti e tanta energia positiva nell’affrontare le difficoltà, si può tornare ad avere una vita felice.

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