La storia di Francesco e il diabete inizia quando aveva 15 anni, quasi all’improvviso. In una settimana dimagrisce di 15 kg, tra la disperazione dei parenti che temono si tratti di droga. Per fortuna, il fratello lo porta di peso in ospedale appena in tempo: la prima misurazione della glicemia arriva a 1160.

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Terapia disastrosa
Da qui inizia la convivenza con la patologia, ma qualcosa non va per il verso giusto. Complice un inizio non molto delicato (il medico che lo terrorizzava sui nuovi limiti della sua vita) una vita lavorativa frenetica e anche lo stesso Francesco, che gestisce la sua patologia in modo superficiale, senza cura. “Per me gestire il diabete significava solo fare il bolo, non misuravo nemmeno la glicemia! Andavo dal medico solo per il piano terapeutico.” Ovviamente un trattamento simile è estremamente dannoso, e per Francesco i cali ipoglicemici sono frequenti. Il tutto prosegue per 15 anni. Finché accade un avvenimento che cambierà per sempre la sua vita.

L’evento
Un giorno come un altro, Francesco sale in macchina e imbocca l’autostrada. Ma c’è qualcosa di diverso. Una lipodistrofia causata da iniezioni d’insulina fatte sempre nel medesimo punto della coscia gli ostacola l’assorbimento dell’insulina e, per questo, decide di cambiare il punto dell’iniezione. Ma senza diminuire le dosi. Guida per un po’, tutto regolare, fi no a che iniziano dei vuoti, come dei flash seguiti dal buio. L’ultima immagine è una macchina che corre in senso opposto, nella corsia che ha invaso. Poi il nulla. Francesco si sveglia sull’autoambulanza e capisce cosa è successo. Ha fatto un frontale in stato d’incoscienza, e solo un miracolo ha salvato sia lui che il conducente dell’altra auto: entrambi ne sono usciti quasi illesi. Ma capisce anche un’altra cosa: è arrivato il momento di affrontare la sua malattia in maniera completamente diversa.

Non è mai troppo tardi per migliorare
Non solo comincia a praticare l’autocontrollo con la giusta frequenza, ma inizia anche a fare delle ricerche. “Prima dell’incidente, ero forse l’unico diabetico al mondo che non si informava, non chiedeva, non si interessava.” Da qui la scoperta di presidi sempre più perfetti per le sue esigenze, fino ad arrivare al microinfusore. Una rivoluzione che Francesco soppesa attentamente: “La critica maggiore che veniva fatta era da chi temeva di vivere dipendendo da un apparecchio. Ma ora lo posso dire: non è così. Lui ti dà tutte le funzioni per gestire la patologia, ma sei tu a gestirlo. È stata una rivoluzione, io adesso non riuscirei a farne a meno”.

Lo spirito giusto, i mezzi adeguati
L’incidente ha cambiato tutto, al punto che Francesco si sente quasi di ringraziare per quell’evento. La combinazione di microinfusore e autocontrollo ha dato inizio a una fase della sua vita in cui sente finalmente di avere i mezzi adeguati a convivere con il diabete. Controlla regolarmente i livelli di glicemia e all’occorrenza, ovunque si trova, basta premere un tasto sul telecomando per riportare tutto nella normalità. “È incredibile. Se incontrassi qualcuno al quale hanno diagnosticato il diabete mi piacerebbe invitarlo a passare una giornata con me, fargli vedere la semplicità e la discrezione di questo sistema rispetto a quelli tradizionali.”

L’unica cosa che cambierebbe del microinfusore? “È discreto, piccolissimo, leggero, comodo… anche bello da vedere. Ecco” dice scherzando “gli mancano solo i giochi, potreste installarci qualche app sopra”.

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