Dopo anni e anni di glicemie alte è possibile riscontrare i primi segni di ‘complicanze del diabete’. Per fortuna la medicina è ricca di armi per contrastarne l’evoluzione, fermandole o rallentandole. Tutte le informazioni che gli esami offrono sulle possibili alterazioni dovute ad un diabete mal controllato sono d’aiuto al medico ed al paziente per capire a cosa prestare attenzione.
Le complicanze del diabete si dividono in acute e croniche
Le complicanze acute del diabete mellito di tipo 2 sono: l’ipoglicemia e l’iperglicemia con la chetoacidosi e la sindrome iperosmolare non chetosica.
Le complicanze croniche del diabete sono le complicanze microvascolari (es: la neuropatia, la retinopatia e la nefropatia) e macro-vascolari (infarto, ictus, e l’arteriopatia periferica).
Al fine di intervenire tempestivamente sulla comparsa delle complicanze occorre saper riconoscerne prontamente i campanelli d’allarme.
Complicanze acute del diabete
Ad esempio, nel caso di complicanze diabete acute, la sensazione di bocca asciutta, di sete o l’aumento della frequenza e del bisogno di urinare, sono indicativi di un rialzo dei valori di zucchero nel sangue (iperglicemia).
La discesa eccessiva del tasso di zucchero nel sangue al di sotto di 70 mg/dL, ovvero la crisi ipoglicemica, può, invece, manifestarsi con sintomi particolari: innanzitutto uno strano senso di “vuoto di stomaco”, diverso dal comune appetito e piuttosto simile ad un intenso languore. Questa sensazione di norma si accompagna ad un bisogno impellente di mangiare, alla presenza di sudore freddo e a volte a tremori alle mani e alle gambe con una generale sensazione di spossatezza e confusione.
Le crisi ipoglicemiche sono dovute frequentemente ad un effetto esagerato dei farmaci assunti, come gli ipoglicemizzanti orali o le insuline. In questo caso, occorre fare immediatamente uno spuntino che riporti i valori di glicemia nella norma e parlarne con il medico, soprattutto se gli episodi sono frequenti.
Per evitare di magiare troppo poco o a dismisura, è consigliabile seguire la “Regola del 15”:
- Assumere 15 g di carboidrati (1 bustina di zucchero sciolto in acqua o 125 ml di una bibita zuccherata o succo di frutta o un cucchiaio da tavola di miele)
- Misurare la glicemia dopo 15 minuti e ripetere il punto 1 finché la glicemia non superi 100 mg/dL
- L’effetto del trattamento può essere solo temporaneo, quindi è importante continuare a misurare la glicemia ogni 15 minuti, fino al riscontro di almeno due valori normali in assenza di ulteriore assunzione di zucchero tra le due misurazioni.
Complicanze croniche del diabete
Nel caso delle complicanze croniche le situazioni di allarme sono:
la sensazione di una diminuita sensibilità, la presenza di formicolii o bruciore alla pianta dei piedi (parestesie), o di sensazioni riferite come “puntura di spillo” possono essere indicativi di un iniziale danno ai nervi delle gambe e andranno indagati con appositi esami. Oppure la comparsa di dolore crampifome alle gambe che obbliga a fermarsi spesso durante una passeggiata, una sensazione di oppressione al petto legata allo sforzo fisico.
Possono insorgere anche alcuni disturbi della vista come un calo improvviso della capacità visiva o la presenza di “corpi mobili”, cioè la sensazione di “mosca che vola” davanti agli occhi o di “macchie” nel campo visivo. Questi disturbi non sono sempre indicativi di alterazioni della retina collegate al diabete ed andranno quindi segnalati tempestivamente al medico per una valutazione specialistica.
Prevenzione delle complicanze del diabete: gli esami utili
Emoglobina glicata
Uno degli esami del sangue più utili per monitorare l’andamento generale del diabete è quindi il dosaggio dell’emoglobina glicata (HbA1c). da ripetere almeno 3-4 volte l’anno. Questo parametro serve per valutare in modo più preciso “come sta andando” il diabete. È difficile stabilire quali siano i livelli normali di Emoglobina glicata (HbA1c) da perseguire:
- obiettivi più stringenti (HbA1c ≤ 6.5% o 48 mmol/mol) sarebbero auspicabili quando il diabete è stato appena diagnosticato o dura da poco tempo, e nella donna in gravidanza (diabete gestazionale)
- livelli più larghi (HbA1c 7-8% o 53-64 mmol/ mol) negli anziani fragili, più spesso esposti ad una lunga storia di diabete e di altro tipo di malattie.
Non è possibile stabilire con precisione un vero valore di “soglia” al di sotto del quale sicuramente non si manifesteranno mai le complicanze del diabete. Si ritiene però che valori di HbA1c al di sotto di 7% o 53 mmol/mol rappresentino un soddisfacente controllo del diabete e quindi una adeguata “protezione” contro le complicanze.
Altri semplici esami saranno di aiuto per valutare lo stato funzionale degli organi bersaglio delle complicanze del diabete.
Nefropatia diabetica
Esami di controllo della funzione renale:
- dosaggio dei valori di creatinina presenti nel sangue,
- calcolo della velocità di filtrazione glomerulare (GFR)
- determinazione della microalbuminuria
la funzione di filtrazione che viene attribuita ai reni è legata all’attività di una fitta rete di capillari, chiamata glomeruli. L’iperglicemia può danneggiare anche i glomeruli, riducendo via via la loro funzionalità. Il processo è molto lungo e si evidenzia con un’eliminazione urinaria di quantità progressivamente crescenti di albumina. L’ipertensione può accelerare l’evoluzione del danno renale, pertanto è importante controllare anche la pressione arteriosa.
Il dosaggio dell’albuminuria (quantità di albumina presente nelle urine) deve essere fatta sulle prime urine del mattino o sulla media delle urine delle 24 ore. Si parla di microalbuminuria quanto i valori sono leggermente fuori dalla norma, mentre si parla di macro-albuminuria quando i valori sono lontani dai valori di riferimento.
Anche il dosaggio della chetonuria (quantità di chetoni presenti nelle urine) è altrettanto importante, in particolare nella persona con diabete di tipo 1, che dovrà misurarli attraverso appositi stick, ogni volta che:
- avverte sete e frequente bisogno di urinare
- si sente stanco e confuso
- ha un respiro breve e frequente
- quando la glicemia è superiore a 300 mg/dL.
Neuropatia diabetica
Esistono diverse forme di neuropatia. La neuropatia autonomica (o vegetativa) è legata al danno dei nervi deputati al controllo del funzionamento, di organi e apparati interni. Questo tipo di neuropatia può interferire con il funzionamento di tali organi, provocando disturbi a carico di diversi apparati:
- gastrointestinale, come diarrea profusa, soprattutto notturna, alternata a stitichezza; disturbi digestivi, con rallentato svuota mento dello stomaco;
- urinario, con riduzione della necessità di urinare e conseguente ritenzione idrica;
- genitale, con difficoltà di erezione;
- cardiovascolare, con battito cardiaco stabilmente accelerato; tachicardia, che risponde poco alle variazioni dell’attività fisica;
- calo di pressione quando si assume la posizione eretta; possibilità di infarto del miocardio senza avvertire dolore.
La neuropatia periferica (o somatica), invece, è legata al danno dei nervi deputati al controllo della sensibilità ed è una complicanza abbastanza frequente. Si evidenzia attraverso:
- formicolio
- punture di spilli
- bruciature o gelo (parestesie)
- una ridotta sensibilità, spesso ai piedi o nella parte anteriore della gamba.
Valutare con attenzione la sensibilità periferica e i riflessi è fondamentale per evidenziare una forma anche lieve di neuropatia periferica. L’esame di screening deve essere fatto una volta all’anno e consiste in un semplice esame della sensibilità del piede alla vibrazione ed al tatto.
Piede diabetico
L’ispezione dei piedi e delle calzature associata all’applicazione di stimoli tattili, termici e vibratori, mediante l’impiego di strumenti quali il monofilamento ed il diapason, consentiranno invece di valutare il rischio di ulcerazioni del piede.
Il piede diabetico è dovuto all’azione congiunta della neuropatia e del danno ai piccoli vasi che irrorano il piede. A causa dell’alterata sensibilità, la persona con diabete non si accorge di arrossamenti e calli (frequentemente legati a calzature non adeguate), che espongono maggiormente l’epidermide all’azione lesiva di ustioni o tagli e a infezioni. Accade così che un taglietto si infetti e, se non prontamente evidenziato e curato, il danno si allarghi fino a rendere necessario un intervento chirurgico per asportare i tessuti danneggiati.
Retinopatia diabetica
Per verificare l’integrità della retina viene richiesta annualmente la visita dell’oculista che esamina il fondo dell’occhio.
Un diabete scarsamente controllato per lungo tempo, può danneggiare i piccoli vasi che irrorano l’occhio. Queste alterazioni possono provocare deficit importanti della vista, che in casi estremi arrivano fino alla cecità. Per questo motivo è importante sottoporsi a periodici controlli del fondo oculare e, in alcuni casi, effettuare una fluorangiografia, che permette di evidenziare meglio i vasi retinici danneggiati.
Visita cardiologica
Il buon funzionamento del cuore è valutato con l’esecuzione periodica dell’elettrocardiogramma associato, almeno una volta all’anno, al controllo dei lipidi nel sangue (trigliceridi, colesterolo totale e HDL), importanti fattori di rischio nelle malattie cardiovascolari.
Misurazione della pressione arteriosa: il controllo frequente della pressione arteriosa è fondamentale, non solo perché l’ipertensione molto spesso si associa al diabete ma anche perché la pressione “alta” può aggravare altri problemi collegati all’iperglicemia (danno renale e alla retina). I valori “ideali” per la pressione dovrebbero essere mantenuti entro 130/80 mmHg.
Dosaggio del profilo lipidico: si tratta di esami che misurano i lipidi nel sangue. I più importanti sono i trigliceridi, derivati soprattutto dall’alimentazione, ed il colesterolo con le sue frazioni, LDL (colesterolo “cattivo”) ed HDL (colesterolo “buono”). Elevati livelli di colesterolo LDL e/o di trigliceridi e bassi livelli di colesterolo HDL raddoppiano il rischio di coronaropatie rispetto alla popolazione normale.
Le complicanze del diabete non rappresentano un “destino” inevitabile. Si possono evitare imparando a curarsi bene e mantenendo nel tempo un buon compenso glico-metabolico.