Una revisione sistematica di 14 studi ha esaminato l’associazione tra diabete gestazionale e sviluppo cognitivo della prole. Le ricerche hanno fatto emergere risultati contrastanti su queste associazioni, quindi il tema merita ulteriori indagini.
Akilew Awoke Adane e colleghi della University of Queensland a Brisbane, in Australia, nel loro articolo pubblicato da Pediatrics illustrano la revisione sistematica di 14 studi condotti tra il 1969 e il 2015, che hanno valutato i legami tra diabete mellito pre-gestazionale (PDM) e diabete mellito gestazionale (GDM), o entrambi, con lo sviluppo cognitivo della prole. L’associazione è ancora tutta da valutare con indagini più ampie e articolate.
Negli studi presi in esame dai ricercatori australiani, l’età dei bambini al momento della valutazione cognitiva variava da 6 mesi a 12 anni. I ricercatori hanno evidenziato che, anche se non conclusivi, 8 dei 14 studi considerati sembravano sostenere che non ci fosse associazione significativa tra diabete materno gestazionale e sviluppo cognitivo del linguaggio della prole.
Inoltre, solo due degli studi inclusi nella revisione hanno tenuto conto di potenziali fattori confondenti come l’indice di massa corporea delle madri prima della gravidanza, lo status socio-economico (SES), l’età materna, l’uso di alcol e il fumo durante la gravidanza e delle variabili legate alla prole.
I ricercatori fanno notare che, in particolare, gli studi sui bambini più piccoli «hanno costantemente evidenziato che sia PDM materno e GDM hanno ridotto lo sviluppo cognitivo e del linguaggio, mentre la maggior parte degli studi sui bambini più grandi non ha mostrato alcun effetto del diabete materno sul loro sviluppo cognitivo».
Questo risultato, aggiungono i ricercatori, suggerisce che l’effetto intrauterino del diabete può diminuire quando aumenta l’età del bimbo, o che siano coinvolti altri fattori intervenenti dopo la nascita, come il contesto socio-economico.