Etnia e mancanza di un controllo tempestivo della malattia, aumentano il rischio di deterioramento del controllo glicemico in diabete di Tipo 1.
Mark Clements dell’University of Kansas Medical Center a Kansas City ha condotto uno studio osservazionale per verificare se l’età della diagnosi, il genere e l’etnia dei bambini con diabete di Tipo 1 fossero associati al deterioramento del controllo glicemico nei primi 5 anni dalla diagnosi. Sono stati arruolati 2.218 pazienti pediatrici con la patologia, provenienti dal Midwest, e seguiti nel periodo compreso tra il 1993 e il 2009. I risultati ottenuti hanno evidenziato come i pazienti afro-americani non ispanici e quelli di età più avanzata al momento della diagnosi abbiano mostrato maggiori probabilità di deterioramento del controllo glicemico. Gli studi svolti finora dimostrano che bastano poche settimane con livelli di glicemia elevata per danneggiare l’organismo (anche quando gli zuccheri sono tornati sotto controllo). Questo meccanismo di danno prolungato è chiamato memoria metabolica e alla base vi è un’alterazione delle proteine contenute nei mitocondri, organelli cellulari che fungono da centrale energetica dell’organismo. Il glucosio in eccesso, presente nel sangue, si lega alle proteine dei mitocondri inducendo la produzione di radicali liberi. Una volta che le proteine mitocondriali si sono legate allo zucchero, continuano a produrre radicali liberi anche quando i livelli di glicemia tornano nella norma. I risultati dello studio di Clements sono, secondo gli autori, «la base per futuri studi che definiscano meglio i fattori di rischio per il peggioramento del controllo glicemico. Gli sforzi sono orientati per mettere a punto strategie personalizzate di prevenzione e trattamento in persone affette da diabete mellito di Tipo 1 ad alto rischio di scompenso metabolico».