Diabete: epidemia in calo ma non va abbassata la guardia.
La curva di crescita del diabete negli Stati Uniti, dopo anni di incremento, sembra finalmente appiattirsi, almeno secondo un recente studio pubblicato su JAMA e coordinato da Linda Geiss dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta.
Sono stati analizzati i dati del National Health Interview Survey (NHIS) relativi al periodo 1980-2012 per individuare prevalenza, cioè l’insieme dei casi esistenti in un determinato momento ed in una determinata popolazione, e incidenza, cioè il verificarsi di nuovi casi, di diabete di Tipo 1 e di Tipo 2 in 664.969 adulti tra i 20 e i 79 anni.
Dopo una sostanziale stabilità negli anni Ottanta, la prevalenza del diabete ha mostrato un’impennata nel ventennio successivo, quando si è passati da 3.5/100 abitanti nel 1990 a 7.9/100 abitanti nel 2008, ma sembra essersi stabilizzata negli ultimi anni, 8.3/100 abitanti nel 2012. Analogo l’andamento dell’incidenza che passa da 3.2/1.000 abitanti nel 1990 all’8.8/1.000 abitanti nel 2008 per scendere al 7.1/1.000 abitanti nel 2012.
«Abbiamo scoperto che, dopo un forte aumento registrato nel periodo 1990-2008, entrambi i tassi si sono stabilizzati tra il 2008 e il 2012», afferma Linda Geiss, precisando che la percentuale di nuovi casi è maggiore tra chi è meno istruito, tra i neri e gli ispanici. «Dal momento che l’incidenza si è stabilizzata nei bianchi non ispanici, ma continua a crescere tra i neri e gli ispanici, tali differenze ampliano probabilmente le disparità socio-demografiche nell’insorgenza del diabete».
Gli autori ricordano che una modesta perdita di peso e una regolare attività fisica possono prevenire o ritardare il diabete di Tipo 2, raccomandano dunque di non abbassare la guardia su prevenzione e trattamento del diabete. Inoltre, la crescita di prevalenza e incidenza nelle fasce di popolazione più deboli rappresentano una sfida per la sanità statunitense.