Secondo uno studio presentato all’EASD un sonnellino pomeridiano di mezz’ora può avere effetti benefici come migliori performance motorie e riduzione del rischio di diabete.
L’abitudine del pisolino pomeridiano andrebbe ben dosata e non dovrebbe superare i 40 minuti secondo i risultati di una metanalisi condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Tokyo.
Gli studiosi hanno indagato in particolare la relazione tra le molte variabili dei sonnellini diurni, più o meno frequenti e più o meno lunghi, e la comparsa di diabete di Tipo 2.
I dati analizzati sono appunto quelli relativi a dieci studi, su un totale di 261.265 soggetti occidentali e asiatici, realizzati in Svezia, Spagna, Finlandia, Germania, Stati Uniti e Cina. L’eccessiva sonnolenza diurna e le caratteristiche del pisolino sono stati registrati mediante questionari somministrati ai partecipanti.
Dallo studio emerge che un’eccessiva sonnolenza durante il giorno aumenta il rischio di diabete del 56%, mentre un pisolino troppo prolungato, cioè oltre i 60 minuti, aumenta questo rischio del 46%. Concedersi, invece, un sonnellino non troppo lungo, cioè fino a 40 minuti, non aumenta il rischio di diabete.
Lo conferma il coordinatore della metanalisi, Tomohide Yamada dell’Università di Tokyo: «Un’eccessiva sonnolenza diurna, come anche il concedersi dei periodi di sonno troppo prolungati durante il giorno, aumentano il rischio di diabete, cosa che non accade invece per riposini di durata contenuta».
La necessità inoltre di concedersi frequenti periodi di sonno durante il giorno può essere spia della sindrome di apnea ostruttiva, una condizione che numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato essere correlata con il rischio di ischemia cardiaca, ictus, eventi cardiovascolari fatali e non, oltre a mortalità per tutte le cause. «Al contrario, diversi studi», conclude Yamada, «hanno dimostrato gli effetti benefici di un sonnellino di una mezz’ora, che migliora le performance motorie e il grado di allerta, oltre a ridurre il rischio di diabete, per qualche meccanismo ancora sconosciuto».