Secondo una ricerca, pubblicata sulla rivista “American Journal of Clinical Nutrition”, mangiare quattro uova la settimana potrebbe ridurre il rischio di diabete, questo almeno succede in Finlandia.
Le uova, pur essendo una delle principali fonti di colesterolo, hanno dimostrato di ridurre il rischio di sviluppare il diabete di Tipo 2 quasi del 40%. Secondo la ricerca di un team di scienziati della University of Eastern Finland, le sostanze nutrienti presenti nelle uova aiutano il corpo a metabolizzare lo zucchero 20 volte più velocemente e ad abbassare l’infiammazione che favorisce la malattia cronica.
I ricercatori finlandesi hanno analizzato le abitudini alimentari di 2.332 uomini di mezza età che a partire dal 1980 hanno partecipato come volontari allo studio. Nei vent’anni successivi, 432 dei partecipanti hanno sviluppato il diabete di Tipo 2.
La ricerca ha registrato i dati sull’alimentazione dei partecipanti, la misurazione della glicemia in diversi momenti del periodo preso in esame e le informazioni sui rimborsi sanitari richiesti dai soggetti in esame per l’uso di farmaci antidiabetici.
Lo studio ha evidenziato che gli uomini che mangiavano circa quattro uova alla settimana mostravano, rispetto a coloro che non le mangiavano o lo facevano raramente, un rischio ridotto del 38% di andare incontro al diabete di Tipo 2, avevano più bassi livelli di zucchero nel sangue senza riscontrare un aumento del colesterolo.
Una possibile spiegazione è che, a differenza di altre popolazioni, in Finlandia il consumo di uova non è associato ad altre abitudini poco salutari, come il fumo, la mancanza di attività fisica o il consumo di carni lavorate.
Sempre secondo gli scienziati mangiare più di quattro uova a settimana non sembra aumentare la protezione e, per quanto riguarda la cottura, hanno sottolineato che bollite, sbattute e bevute direttamente sono le opzioni più sane rispetto alla frittura.
Quindi, è utile ricordare che è difficile valutare gli effetti di un determinato alimento sulla base di un singolo nutriente, come nel caso del colesterolo, ma che è invece più utile considerare gli effetti salutistici dell’alimento nel suo insieme e della dieta in generale.