Secondo una metanalisi condotta su oltre 200 mila persone, partecipanti a 12 studi prospettici, non c’è alcuna relazione tra consumo di uova e rischio di diabete di Tipo 2 in Europa e Giappone. Il rischio, invece, aumenta modestamente negli Stati Uniti.

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Le uova sono una buona fonte di proteine e di micronutrienti oltre a essere poco costose. Per questo è importante chiarire il loro ruolo nello sviluppo del diabete di Tipo 2.
Se alcuni studi osservazionali avevano messo in luce una possibile associazione tra livelli di consumo di uova e aumento del rischio di diabete di Tipo 2, una recente metanalisi su 12 studi prospettici condotti negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, pubblicata su The American Journal of Clinical Nutrition, per un totale di oltre 200 mila partecipanti, ha messo in evidenza una notevole differenza tra i dati raccolti negli Stati Uniti e quelli raccolti fuori dal territorio statunitense.

Infatti, il consumo di tre o più uova a settimana risulta associato a un sia pur modesto aumento del rischio di diabete di Tipo 2 negli Stati Uniti, aumento che non risulta invece nel caso di studi condotti altrove, dove il rischio non aumenta neppure con il consumo di 7-8 uova a settimana.
Secondo gli autori, queste differenze potrebbero essere attribuibili al diverso modo in cui vengono cucinate le uova nei diversi paesi.
Negli Stati Uniti, infatti, sono un tradizionale cibo della prima colazione e vengono consumate fritte con pancetta o accompagnate da carni lavorate: l’aumento del rischio di diabete potrebbe quindi essere determinato più dalla combinazione alimentare che dal consumo in sé di uova.

Fonte: L Djoussé et al. Am J Clin Nutr. 2016 Feb; 103(2): 474-80.

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