Un recente studio pubblicato sulla rivista Lancet Diabetes and Endocrinology ha confermato una connessione significativa tra il consumo di carne e lo sviluppo del diabete di tipo 2.

Gli autori dello studio hanno esaminato i dati di 31 coorti provenienti da 20 Paesi diversi, all’interno del progetto InterConnect, che mira a raccogliere e armonizzare dati a livello globale per migliorare la comprensione dei fattori di rischio del diabete. In questo caso, la ricerca ha coinvolto quasi due milioni di partecipanti persone adulte, monitorate per un periodo medio di dieci anni. Durante questo periodo di follow-up, sono stati identificati 107.271 casi di diabete Tipo 2. L’obiettivo principale dello studio era valutare come il consumo di carne, distinta in carne rossa, carne lavorata (es: precotta/condita) e pollame, potesse influenzare l’incidenza sul diabete. Gli autori hanno calcolato i rapporti di rischio (HR) per ciascun tipo di carne, tenendo conto di variabili come l’indice di massa corporea (BMI), l’età e il sesso dei partecipanti.

Un rischio maggiore con la carne rossa e lavorata

I risultati hanno mostrato una chiara associazione tra il consumo di carne rossa e carne trattata e l’aumento del rischio di sviluppare diabete Tipo 2. Per ogni 100 grammi di carne rossa non lavorata consumata al giorno, il rischio di diabete aumentava del 10% (HR = 1,10). Questo rischio cresceva al 15% per ogni 50 grammi di carne lavorata al giorno. Anche se l’associazione tra il consumo di pollame e diabete era meno pronunciata, rimaneva comunque significativa, con un aumento dell’8% per ogni 100 grammi giornalieri.
Un aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda le differenze geografiche nelle abitudini alimentari e quindi anche sul consumo di carne. I partecipanti residenti in Europa tendevano a consumare più carne lavorata, mentre per quelli americani i dati riportano un maggiore consumo di pollame. Nonostante queste differenze regionali, l’associazione tra il consumo di carne e il rischio di diabete Tipo 2 era costante nelle diverse popolazioni, senza variazioni significative legate a età, sesso o BMI.

Meccanismi dietro l’associazione

I ricercatori hanno esplorato i meccanismi attraverso i quali il consumo di carne potrebbe influenzare il rischio di diabete Tipo 2 evidenziando diversi fattori potenziali. La carne rossa è ricca di acidi grassi saturi che possono ridurre la sensibilità all’insulina. Al contrario, una dieta ricca di acidi grassi polinsaturi è stata associata a una migliore resistenza all’insulina. Questa differenza qualitativa tra i grassi presenti nella carne potrebbe essere uno dei principali fattori dietro l’aumento del rischio. Un ruolo importante potrebbe essere giocato anche dagli additivi utilizzati nella carne lavorata, come nitrati e nitriti. Questi “ingredienti” sono stati associati a un aumento del rischio di diabete, in quanto contribuiscono allo stress ossidativo e alla resistenza all’insulina.

Infine, la carne è una fonte significativa di ferro per molte popolazioni. Tuttavia, l’eccessivo apporto di ferro a lungo termine è stato implicato in un aumento del rischio di diabete Tipo 2 in diversi studi osservazionali. Il ferro, infatti, può promuovere la formazione di radicali liberi, peggiorando la resistenza all’insulina.

Implicazioni per le linee guida dietetiche

Questi risultati hanno importanti implicazioni per la salute pubblica. Gli autori dello studio suggeriscono che le linee guida dietetiche globali dovrebbero tenere in considerazione il rischio di diabete associato al consumo di carne rossa e lavorata. Mentre anche se il pollame presenta un rischio minore, l’associazione con il diabete è comunque significativa, evidenziando che anche il consumo di questa fonte proteica dovrebbe essere monitorato.

In conclusione, lo studio fornisce una chiara evidenza del legame tra consumo di carne e insorgenza del diabete Tipo 2, rafforzando la necessità di un approccio equilibrato nell’alimentazione quotidiana. Ridurre l’assunzione di carne rossa e lavorata, insieme a una dieta ricca di grassi insaturi e fibre vegetali, potrebbe rappresentare una strategia efficace per prevenire la comparsa di questa malattia metabolica.

FONTE: Li, C., Bishop, T. R., Imamura, F., Sharp, S. J., Pearce, M., Brage, S., ... & Wareham, N. J. (2024). Meat consumption and incident type 2 diabetes: an individual-participant federated meta-analysis of 1· 97 million adults with 100 000 incident cases from 31 cohorts in 20 countries. The Lancet Diabetes & Endocrinology, 12(9), 619-630.

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