I disturbi alimentari sono frequenti nel diabete di Tipo 2. Lo dimostra uno studio spagnolo che ha esaminato la presenza, in particolare di quelli compulsivi, in una coorte di persone con diabete di Tipo 2.
I disturbi alimentari, molto frequenti tra le persone con diabete di Tipo 2, devono essere diagnosticati precocemente, in particolare quelli di tipo compulsivo, in quanto hanno effetti negativi dal punto di vista sia psicologico che metabolico. Lo sostiene uno studio spagnolo, pubblicato su Acta Diabetologica, coordinato da Lluis Masmiquel dell’Endocrinology and Nutrition Department, University Institute of Health Sciences Research a Palma di Maiorca nelle Baleari. La ricerca ha coinvolto 320 persone con diabete di Tipo 2 reclutate in modo casuale e valutate per la presenza di disturbi alimentari e di sindrome depressiva.
Ai partecipanti sono stati somministrati l’Eating attitudes test-26 (Eat-26) implementato dal Questionnaire of Eating and Weight Patterns-Revised (Qewp-R) per lo screening dei disturbi alimentari di tipo compulsivo e il Beck depressory inventory (Bdi) per quello della sindrome depressiva.
Sono stati registrati i parametri sociodemografici, clinici e biochimici di tutti i partecipanti.
«Secondo i risultati dell’Eating attitudes test-26 (Eat-26), il 14% dei soggetti studiati risulta positivo per disturbi alimentari», precisa Masmiquel, sottolineando che con il Qewp-R, invece, a risultare positivo per disturbi alimentari è stato il 16% dei soggetti, di cui il 12,2% per disturbo alimentare di tipo compulsivo, il più diffuso. «I disturbi alimentari», concludono i ricercatori spagnoli, «sono tre volte più frequenti tra i pazienti con diabete di Tipo 2 in confronto alla popolazione generale e si evidenzia inoltre una correlazione tra depressione e disordini alimentari in tali soggetti».