Chi consulta e utilizza le etichette nutrizionali riduce il rischio di diagnosi di diabete a lungo termine. Questi i risultati di uno studio staunitense, pubblicato sullo “American Journal of Clinical Nutrition”, che ha coinvolto oltre 7mila giovani.
Uno studio statunitense, pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, ha esaminato l’associazione tra l’uso di etichette nutrizionali e il rischio di diabete a lungo termine. Lo studio prospettico, condotto da ricercatori della Yale School of Public Health di New Haven, ha coinvolto una coorte multietnica statunitense, con dati derivati dallo studio tuttora in corso National Longitudinal Survey of Youth-1979 (Nlsy79).
Dal 2002 al 2012, 7.150 giovani adulti di varie etnie, non diabetici, sono stati seguiti per verificare nel tempo l’eventuale comparsa di diagnosi di diabete mediante utilizzo di questionari, interviste telefoniche o di persona. L’uso dell’etichetta nutrizionale, la diagnosi di diabete, il momento della diagnosi di diabete, e tutte le covariate sono state segnalate dai pazienti.
Tra gennaio 2002 e settembre 2013, 430 partecipanti hanno avuto diagnosi di diabete. L’analisi effettuata nel corso del tempo ha dimostrato che il rischio di sviluppare il diabete è diminuito significativamente nel tempo tra le persone che utilizzano l’etichetta nutrizionale rispetto a coloro che non la utilizzano. Gli Autori hanno concluso che lo studio documenta un’associazione tra l’uso dell’etichetta nutrizionale e un rischio inferiore di sviluppare diabete a lungo termine negli adulti. Sono comunque necessari ulteriori studi per confermare tali risultati.