Zucchero, obesità e diabete Tipo 2
Anche la Società Italiana di Diabetologia (SID) ha dato la sua adesione alla lettera aperta al
ministero della Salute per l’introduzione in Italia della Sugar Tax, promossa dal quotidiano online il
Fatto alimentare. Si tratta di una “tassa sugli zuccheri” per contrastare l’epidemia di obesità, alla
quale spesso è associato anche il diabete di Tipo 2.
In Italia la percentuale di bambini obesi o in sovrappeso arriva al 30% (dato che colloca l’Italia al
terzo posto in Europa dopo Grecia e Spagna), mentre per gli adulti il valore è del 45,1%.
La questione è ormai un’emergenza, che non riguarda solo il nostro Paese, anche per il Servizio
sanitario nazionale che deve gestire i problemi correlati alle patologie collegate all’obesità, come il
diabete e le malattie cardiovascolari, con una spesa per le casse statali stimata tra i 6,5 e 16 miliardi
di euro l’anno secondo la stima della rivista Valori sulla base del rapporto “I costi dell’obesità in
Italia” della Fondazione Policlinico Tor Vergata.
L’eccesso di zuccheri è sicuramente una delle cause del problema. Secondo l’Osservatorio
epidemiologico cardiovascolare dell’Istituto superiore di sanità (2008-2012), gli italiani assumono
circa 100 g al giorno di zuccheri semplici, pari al 20,7% delle calorie. Si tratta del doppio rispetto a
quanto consigliato dall’Oms, che raccomanda di non superare il 10% delle calorie quotidiane. Il
consumo di bevande zuccherate di ogni cittadino è di circa 50 litri/anno, e secondo alcune stime
l’assunzione calorica che ne deriva ammonta a 49 kcal al giorno a persona, pari a circa 12 grammi
di zucchero.
Tassa sullo zucchero in Italia
Adottare in Italia una tassa del 20% sullo zucchero aggiunto alle bibite (ispirandosi al modello
inglese), potrebbe generare un incasso di 470 milioni di euro, da investire in campagne di educazione alimentare, e altri strumenti per favorire una dieta sana. La cifra però è sovrastimata perché, in Gran Bretagna quando nel 2016 è stato deciso di introdurre la tassa, molte aziende hanno modificato le ricette riducendo o sostituendo gli zuccheri, dimezzando così le entrate previste. Ipotizzando un comportamento simile anche in Italia, l’incasso annuale arriverebbe comunque a
circa 235 milioni di euro.
In tutto il mondo diversi Paesi hanno già adottato una tassa sullo zucchero aggiunto alle bibite, per
incentivare le aziende a modificare le ricette e creare un fondo destinato a realizzare programmi di
prevenzione alimentare. Nella lista troviamo: Gran Bretagna, Francia, Irlanda, Belgio, Portogallo,
Finlandia, Ungheria, Messico, Cile e città come Filadelfia e Berkeley negli Stati Uniti.