Uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open afferma che nelle persone con diabete Tipo 2 il controllo di quattro biomarcatori potrebbe migliorare l’aspettativa di vita.
Per questo modello analitico i ricercatori hanno utilizzato il modello di microsimulazione del diabete Building, Relating, Assessing, and Validating Outcomes (BRAVO), che ha attinto ai dati degli adulti con diabete Tipo 2 che hanno partecipato alla National Health and Nutrition Examination Survey nel 2015-2016. Questi dati sono stati poi confrontati con quelli sulla mortalità a breve termine del National Death Index. L'età media dei partecipanti era di 65,6 anni e il 46% erano donne.
Le quattro categorie di biomarcatori valutati sono state divise in quartili e per l'analisi finale sono state considerate le medie di ciascuno dei quattro gruppi:
emoglobina glicata (HbA1c)
pressione sistolica (SBP)
colesterolo LDL (LDL-C)
indice di massa corporea (BMI).
Tra i 421 soggetti con diabete Tipo 2 che hanno partecipato quelli che hanno iniziato lo studio nel quartile più alto dei livelli di emoglobina glicata (media 9,9%) e sono riusciti a ridurla portandola a livelli normali (media 5,9%) sono stati in grado di aggiungere 3,8 anni alla loro aspettativa di vita. Mentre i soggetti che sono riusciti a ridurre i livelli di emoglobina glicata fino al terzo quartile (media 7,7%) hanno ottenuto un aumento di 3,4 anni di vita. Anche il raggiungimento di altri obiettivi metabolici sembra migliorare l'aspettativa di vita. Per quanto riguarda l'indice di massa corporea, i soggetti nei tre quartili più bassi di BMI medio hanno guadagnato diversi anni di vita rispetto a quelli nel quartile più alto con un BMI di obesità grave.
I risultati ottenuti potrebbero essere utilizzati da medici per selezionare gli obiettivi di trattamento ottimali, per motivare i pazienti a raggiungere certi traguardi, mentre per i pazienti per misurare i potenziali benefici degli interventi attuati e per migliorare la gestione del diabete. Inoltre i risultati mostrano come un migliore controllo dei biomarcatori può potenzialmente aumentare l’aspettativa di vita di soggetti con diabete Tipo 2 da almeno 3 anni fino a oltre i 10 anni.