L’educazione all’autogestione del diabete di Tipo 1, riducendo i casi di chetacidosi e di ipoglicemia severa, riduce i costi dei trattamenti di emergenza.
Uno studio inglese, pubblicato su Diabetic Medicine, ha dimostrato come un percorso di educazione strutturata di alcuni giorni, che insegna ai pazienti come autogestire l’insulina, riduce del 61% il rischio di chetoacidosi e del 64% i costi dei trattamenti di emergenza. Lo studio ha confrontato i tassi di chetoacidosi e di ipoglicemia severa rilevati durante i 12 mesi precedenti la formazione dei partecipanti che hanno seguito DAFNE (Dose Adjustment For Normal Eating), con quelli riscontrati nei 12 mesi successivi al training. Al termine erano disponibili i dati di 939 su 1.651 partecipanti, il 57%. I risultati dimostrano che il rischio di chetoacidosi nei 12 mesi successivi al training era passato da 0,07 episodi per paziente nell’arco di un anno, a 0,03 episodi.
Lo studio ha dunque confermato l’efficacia di questo approccio educativo-terapeutico che ha ridotto il tasso di emergenze per entrambe le complicanze acute e i costi sanitari connessi. Con DAFNE, infatti, non solo cala il numero di emergenze per chetoacidosi e ipoglicemia grave, ma scendono anche i costi che nel gruppo di studio sono passati da 119.470 a 42.948 sterline.
Secondo i dati pubblicati recentemente dal National Diabetes Audit nel Regno Unito, nell’arco di un anno 6.141 persone con diabete di Tipo 1 sono state ricoverate in ospedale una o più volte con chetoacidosi, il che equivale a un incidenza del 3,32%. E curare un singolo episodio costa in media 900 sterline, pari a un totale di circa 5,5 milioni l’anno.