Uno studio condotto dall’University of Utah School of Medicine, negli Stati Uniti, offre una nuova formula per combattere la sedentarietà: due minuti di camminata ogni ora.
Uno stile di vita sedentario è associato con un aumento di rischio per le malattie cardiovascolari, per il diabete, per l’obesità e anche per altri disturbi di non poco conto, per cui è necessario modificare questo comportamento se si vuole migliorare la propria aspettativa di vita. Non tutti lo fanno, anzi i dati non sono confortanti, basti pensare che in USA l’80% della popolazione non riesce a raggiungere quelle 2,5 ore la settimana di esercizio fisico raccomandate dai medici.
Un recente studio osservazionale del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), che ha coinvolto oltre 3.200 pazienti e i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Clinical Journal of the American Society of Nephrology, ha confermato ancora una volta che lo stato di salute è direttamente proporzionale all’attività fisica svolta nel corso della giornata o, se vogliamo, anche nel corso di una settimana. La novità di questo studio, condotto dall’University of Utah School of Medicine, è l’avere focalizzato l’attenzione su un nuovo approccio all’attività fisica, dimostrando come anche solo due minuti di camminata ogni ora potrebbero essere un modo valido di combattere la sedentarietà. Se si sommano, infatti, tutti i due minuti che si potrebbero dedicare al movimento nel corso della giornata, considerando mediamente 15-16 le ore di veglia giornaliera, si arriverebbe a quei 30 minuti al giorno che rappresentano il tempo minimo di movimento consigliato.
In questo modo si potrebbero bruciare circa 400 kcal a settimana, un po’ meno delle 600 kcal che andrebbero eliminate con 30 minuti di attività fisica continuativa ogni giorno, come quando si pratica jogging o anche solo la camminata veloce.
«È stato interessante constatare come la pratica di un’attività, sia pure “light”, si possa associare con una diminuzione della mortalità», ha dichiarato Srinivasan Beddhu che ha condotto la ricerca. «Il nostro studio suggerisce dunque che anche piccoli cambiamenti nello stile di vita possono avere un grande impatto sulla salute».