Questo studio pubblicato su Diabetologia ha come scopo principale prestare attenzione al rapporto tra timing dell’attività fisica, contenuto di grasso nel fegato e resistenza all’insulina; importanti nella gestione del diabete di Tipo 2.
I comportamenti sedentari sono ormai riconosciuti come un fattore di rischio significativo per il peggioramento della salute cardio-metabolica. In particolare, nel contesto del diabete di Tipo 2, interrompere la sedentarietà è cruciale per migliorare il profilo glicemico e lipidico dei pazienti. L'attività fisica di intensità moderata-intensa (MVPA) non solo riduce il grasso nel fegato, ma incrementa anche la sensibilità all’insulina.
Un gruppo di ricercatori ha approfondito l’associazione tra il timing dell’attività fisica, le interruzioni dei comportamenti sedentari e il contenuto di grasso nel fegatoe l'insulino-resistenza in una popolazione di mezza età. La ricerca ha coinvolto 775 pazienti, monitorati per quattro giorni consecutivi mediante accelerometri e cardiofrequenzimetri per rilevare l’attività fisica di intensità moderata-intensa. Tra questi, 256 soggetti sono stati sottoposti a risonanza magnetica in spettroscopia per misurare il contenuto di grassi nel fegato. Utilizzando una regressione lineare, sono state esaminate le associazioni tra sedentarietà, interruzione della sedentarietà, timing dell’attività fisica di intensità moderata-intensa con contenuto di grasso nel fegato e insulino-resistenza. I dati sono stati adeguatamente controllati per variabili come il grasso corporeo totale, fattori demografici e stile di vita, oltre all’attività fisica di intensità moderata-intensa totale.
I partecipanti, con un'età media di 56 anni e un BMI di 26.2, includevano il 42% di uomini. Rispetto a chi svolgeva esercizio fisico uniformemente durante il giorno, coloro che erano più attivi al pomeriggio (63% della popolazione studiata) o alla sera (8% della popolazione studiata) mostravano una riduzione dell'insulino-resistenza rispettivamente del 18% e del 25%. Al contrario, chi era più attivo al mattino non presentava differenze significative nell'insulino-resistenza rispetto a chi non aveva una predilezione per un particolare momento della giornata.
Dall’analisi non sono emerse associazioni significative tra il timing dell’attività fisica di intensità moderata-intensa e il contenuto di grasso nel fegato, né tra sedentarietà e contenuto di grasso nel fegato o insulino-resistenza.
Gli autori evidenziano quindi come il momento della giornata in cui si pratica attività fisica possa avere un impatto significativo sulla salute metabolica e suggeriscono come il timing dovrebbe essere considerato attentamente nelle raccomandazioni sullo stile di vita per le persone con diabete Tipo 2, privilegiando le ore pomeridiane e serali.
Infine, concludono suggerendo come i ritmi circadiani potrebbero spiegare, almeno in parte, gli effetti osservati.