Concentrazione di glicemia inferiore a 70 mg/dl. Alcuni farmaci antidiabetici, soprattutto insulina e sulfoniluree, possono abbassare troppo la glicemia. Questo avviene quando si sono assunte dosi elevate del farmaco, quando è stato consumato un pasto a basso contenuto di carboidrati o si è ‘saltato’ un piatto o il pasto intero, dopo aver assunto la terapia. Ogni persona ha la ‘sua’ soglia minima di ipoglicemia, generalmente però quando si scende sotto i 60 mg/dl il cervello – che è il più grande consumatore di glucosio – attiva una reazione adrenergica che si traduce in una prima fase, prodromica (nervosismo, irritazione, fame, difficoltà di concentrazione) e in una seconda fase, motoria (tremito, difficoltà nell’articolare le parole o mettere a fuoco le immagini). Fermare una ipoglicemia in questa fase è semplicissimo: basta assumere l’equivalente di 15 grammi di zucchero cioè mezza lattina di bibita dolce o tre bustine/zollette di zucchero. Se non si interviene, però, possono subentrare convulsioni che rendono necessario un aiuto esterno. A quel punto, ingerire liquidi o solidi potrebbe essere difficile e il modo migliore è una iniezione intramuscolo di glucagone. Se la glicemia continua a scendere (20/30 mg/dl) il cervello per difendersi si ‘spegne’ e la persona entra in coma. Nonostante i suoi aspetti molto visibili e preoccupanti, la crisi ipoglicemica e perfino il coma ipoglicemico, trattati adeguatamente, si risolvono usualmente in poche ore senza lasciare conseguenze permanenti.

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