Un’analisi su larga scala pubblicata su Diabetes Care suggerisce che un’elevata assunzione di alimenti ultra processati aumenta il rischio di sviluppo del diabete Tipo 2.
Come definito nel sistema di classificazione degli alimenti NOVA, gli alimenti ultra-processati (UPF) sono formulazioni industriali realizzate principalmente con sostanze estratte dagli alimenti, spesso modificate chimicamente, con additivi e con poco o nessun cibo “puro”. È stato dimostrato che gli alimenti ultra processati e i loro componenti influenzano negativamente il microbiota intestinale, l'infiammazione sistemica, l'insulino-resistenza e il peso corporeo, sollevando preoccupazioni sui loro effetti a lungo termine.
I ricercatori hanno preso in esame quasi 200mila soggetti partecipanti a tre diversi studi e hanno scoperto che un’elevata assunzione di alimenti ultra processati può essere associata a un aumento del 28% del rischio di sviluppare diabete Tipo 2. L’aumento del rischio è, però, limitato a determinati alimenti tra i quali pasti pronti, pane raffinato, bevande zuccherate, salse e condimenti, mentre altri cibi ultra processati come cereali, pane nero e snack confezionati erano associati a un rischio minore di sviluppare il diabete.
In tutti e tre gli studi sono stati somministrati questionari ogni 2 anni per raccogliere informazioni demografiche, sullo stile di vita e mediche, oltre a un questionario convalidato sulla frequenza alimentare sottoposto ai pazienti ogni 2-4 anni per avere dati dietetici in 30 anni di follow-up. Utilizzando il sistema di classificazione degli alimenti, gli elementi del questionario sulla frequenza degli alimenti sono stati classificati in uno dei quattro gruppi: alimenti non trasformati o minimamente trasformati, ingredienti culinari trasformati, alimenti trasformati o alimenti ultra processati. Per determinare l'assunzione individuale di alimenti ultra processati sono state utilizzate le porzioni giornaliere.
Una maggiore assunzione di alimenti ultra processati è associata a un apporto energetico totale più elevato e a indice di massa corporea (BMI), prevalenza di colesterolo alto e/o di ipertensione e punteggi di alimentazione sana e attività fisica inferiori. Per convalidare ulteriormente i loro risultati, i ricercatori hanno condotto una propria metanalisi e quattro ulteriori analisi che comprendevano 415mila partecipanti e 22mila eventi, con un follow-up di 3,4-32,0 anni. Ne è emerso che il rischio relativo combinato di diabete di tipo 2 con i livelli più alti rispetto a quelli più bassi di consumo di UPF era di 1,40, dove ogni aumento del 10% di assunzione totale di UPF era associato a un aumento del 12% del rischio di diabete.