Chi ha un lavoro precario ha oltre il 19% di probabilità in più di ricevere diagnosi di diabete di Tipo 2 rispetto a chi ha un lavoro sicuro. Lo dimostra l’analisi dei dati raccolti da 19 studi che hanno coinvolto 140.825 adulti in Stati Uniti, Australia ed Europa.

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Un gruppo di ricercatori britannici, coordinati da Jane Ferrie, ha raccolto e analizzato i dati provenienti da 19 studi riguardanti la relazione tra percentuale di diagnosi di diabete e tipologia del posto di lavoro. I partecipanti, 140.825 adulti arruolati in Stati Uniti, Australia ed Europa, sono stati seguiti per circa dieci anni.

L’incremento della percentuale di diagnosi di diabete per chi aveva un lavoro precario, secondo i ricercatori rappresenta un “modesto aumento del rischio”, inoltre lo studio non è stato in grado di dimostrare con certezza il rapporto causale fra incidenza di diabete e precarietà lavorativa.

All’inizio è stato chiesto ai partecipanti se avessero paura di perdere il lavoro di lì a qualche anno. Con percentuali molto diverse, a seconda degli studi presi in esame, dal 6 al 40% degli intervistati ha risposto di sì, di temere per il proprio lavoro. Nei successivi dieci anni, in media, il tasso annuale di nuovi casi di diabete negli studi è variato da circa 9 ogni 10.000 partecipanti a circa 85 ogni 10.000. Le persone che hanno riferito di precarietà del lavoro all’inizio dello studio hanno avuto il 19% di probabilità in più di ricevere una diagnosi di diabete durante il periodo di follow-up, dopo l’aggiustamento statistico in base a sesso ed età.

Precedenti studi hanno scoperto che le persone con precarietà del lavoro presentano un più alto indice di massa corporea (BMI) e mostrano un aumento del rischio di infarti e decessi correlati a problemi di cuore. Lo stress provocato dalla precarietà del posto di lavoro può indurre a mangiare troppo e ad adottare altri comportamenti non salutari. In ultima analisi, ognuno di questi fattori potrebbe contribuire ad un aumento del rischio per il diabete.

«Le persone non dovrebbero essere troppo preoccupate per i risultati, anche se lo studio ha esaminato il rischio di diabete in un campione assai numeroso», conclude Jane Ferrie. «Tutto questo, comunque, conferma la necessità di avere un migliore approccio alla salute a livello di popolazione e di ridurre l’esposizione delle persone alla precarietà del lavoro».

Fonte: JE Ferrie et al. Canadian Medical Association Journal CMAJ. Published online October 3, 2016.

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