Dal punto di vista di chi lo vive e gestisce nella quotidianità, il diabete è una sfida, un impulso a migliorare tutte le proprie abitudini di vita. Questo vale per tutti: dalla persona con le glicemie lievemente alterate, a chi invece ha il diabete da diversi anni, ma anche a chi vuole adottare uno stile di vita sano.
Imparare a conoscere il diabete
Il diabete è una malattia cronica che può presentarsi con i sintomi tipici oppure essere presente senza dare sintomi e, pertanto, è importante conoscerlo.
La persona con diabete dovrà imparare a:
- avere uno stile di vita sano
- effettuare misurazioni periodiche della glicemia (misurazioni domiciliari) e dell’emoglobina glicata
- osservare la terapia consigliata
- effettuare gli altri esami e indagini utili per il controllo delle possibili complicanze.
Le forme più diffuse di diabete
Si definisce ‘diabete mellito’ un gruppo di malattie croniche del metabolismo dei carboidrati, detti anche zuccheri o glucidi, che hanno come caratteristica comune l’iperglicemia, aumento del glucosio nel sangue, ma che sono dovute a cause diverse.
La forma più diffusa di diabete, è il diabete mellito di tipo 2 (DMT2) e si riscontra generalmente nella persona adulta; meno frequente è il diabete mellito di tipo 1 (DMT1), che può manifestarsi sin dall’età pediatrica. In alcuni casi, il DMT2 può essere causato dal sovrappeso o dall’obesità. In questi casi l’insulina è meno efficace perché, la maggior parte delle cellule sono resistenti alla sua azione, pertanto il pancreas deve fornirne quantità sempre maggiori, finché non riesce più a produrne, causando così l’insorgenza del diabete. Negli anni successivi la secrezione d’insulina è sempre minore con progressivo peggioramento e con la necessità di aggiornare la cura. Se il diabete è associato a pressione alta (ipertensione), eccesso di colesterolo “cattivo” (lDl) e scarsità di colesterolo ‘buono’ (HDl), si parla di Sindrome Metabolica.
Quali sono le persone a rischio di diabete?
Circa 2 milioni di persone, pur non avendo il diabete conclamato, mostrano difficoltà a mantenere la glicemia sotto controllo a digiuno o dopo il pasto. In particolare, si parla di:
- “alterata glicemia a digiuno” quando i valori a digiuno sono tra 100 e 125 mg/dl;
- “ridotta tolleranza ai carboidrati” quando i valori dopo due ore dal pasto sono tra 140 e 199 mg/dl. I familiari di primo grado (genitori, fratelli, sorelle) di persone con Diabete Mellito di Tipo 2, soprattutto se sono in sovrappeso o obesi, hanno un rischio maggiore di diventare diabetici.
Attuando uno stile di vita sano, caratterizzato da esercizio fisico e soprattutto una corretta alimentazione è possibile ridurre il peso corporeo in eccesso e quindi controllare il rischio di diabete.
Come si riconosce il diabete?
I sintomi tipici del diabete sono la poliuria e la polidipsia. la diagnosi di diabete, in questi casi, viene fatta con il riscontro di glicemia casuale maggiore di 200 mg/dl (anche in una sola occasione). In assenza di sintomi tipici, si può rilevare casualmente ad un controllo di routine un valore di emoglobina glicata maggiore di 48 mmol/mol (6,5%) oppure una glicemia alterata (tra 100 e 125 mg/dl). Si parla di diabete quando la glicemia a digiuno è maggiore di 125 mg/dl oppure se è superiore a 200 mg/dl dopo 2 ore dall’assunzione del carico orale di glucosio (riscontro in almeno due diverse occasioni).
Emoglobina glicata
L’emoglobina è la proteina che circola nel sangue e trasporta l’ossigeno dai polmoni ai tessuti. Tanto più il sangue è ricco di glucosio, tanto più l’emoglobina si lega a quest’ultimo, divenendo così emoglobina glicata (o glicosilata, in sigla Hba1C). Poiché una molecola di emoglobina circola nel sangue mediamente per 120 giorni, la percentuale di emoglobina glicata misurata è strettamente legata al livello glicemico medio dei 2-3 mesi precedenti il prelievo. Per questo si dice che l’emoglobina glicata rispecchia la media delle glicemie degli ultimi mesi.
Va controllata 2-4 volte all’anno. Generalmente il valore target è 42 53 mmol/mol (6-7%), ma nell’anziano fragile sono accettabili anche valori tra 53 e 64 mmol/mol (7-8%), da valutare con il proprio diabetologo a seconda della durata del diabete e delle complicanze.
In che misura l’attività fisica influisce sul diabete?
Un’attività fisica regolare, associata a una corretta educazione nutrizionale, è in grado di ridurre significativamente il peso corporeo, migliorare i livelli di pressione arteriosa, il controllo lipidico e glicemico. Inoltre rappresenta il mezzo più appropriato per ridurre il rischio di insorgenza di diabete nei soggetti con ridotta tolleranza ai carboidrati.
La camminata veloce è l’attività ideale (ma anche andare in bicicletta, la corsa lenta, nuoto e molti sport), si può fare ovunque, con qualunque tempo e mette in moto molti muscoli. Una volta riscoperto il piacere di muoversi sarà facile passare ad altre attività. La soluzione ideale è fare ogni giorno, al massimo ogni due, una bella camminata di un’oretta senza troppe soste. Basta cercare un percorso di 4/5 km e farlo tutti i giorni, a passo svelto, anche quando non c’è il sole.
Quali sono i benefici dell'attività fisica per chi ha il diabete?
I benefici derivanti da una moderata attività fisica associata a una corretta alimentazione sono notevoli. Muoversi serve non solo a prevenire le complicanze del diabete, ma anche a controllare il peso e ad ottimizzare il profilo metabolico.
- Migliora la pressione arteriosa
- Controlla il peso corporeo
- Migliora i livelli glicemici e il profilo lipidico
- Aumenta la capacità del corpo di utilizzare l’insulina.
Mangiare sano e bene
La scelta di vivere in modo sano non è diversa da quella proposta a chiunque voglia mantenersi in buone condizioni di salute, indipendentemente dal fatto che abbia o meno il diabete. Si tratta semplicemente di mettere in pratica quell’insieme di consigli salutari che sono alla base di un corretto stile di vita ed è necessario ridurre il contenuto di calorie (facendo una dieta adeguata) solo se vi è sovrappeso/ obesità.
Una dieta bilanciata deve contenere:
- per il 45-60% carboidrati;
- per il 20-35% lipidi;
- per il 10-15% proteine;
- poco sale e poco alcool che aumenta anche la quantità di calorie.
Cosa preferire a tavola
- L’olio extravergine di oliva al burro e alla margarina
- Il limone e le spezie al sale
- Il pesce alla carne
- La carne bianca a quella rossa
- Pasta, pane e prodotti da forno integrali
- Latte e derivati, a basso contenuto di grassi.
Insulina
È l’ormone la cui parziale efficacia o insufficiente produzione dà origine al diabete. L’insulina non è l’ultima scelta tra i diversi farmaci disponibili. In passato veniva data solo quando il pancreas era incapace di produrla, mentre oggi si tende a prescriverla prima e insieme ad altri farmaci ipoglicemizzanti, per ottenere dei risultati clinici migliori. D’altra parte, l’insulina può permettere il raggiungimento di un miglior controllo glicemico, mantenendo alta la qualità di vita, effetto ancora più evidente se si usa il microinfusore.
Diabete, quali farmaci e quando?
Nel corso della vita il Diabetologo cambierà probabilmente spesso il tipo di farmaci, anche aumentandone il numero. È normale che dopo qualche anno un farmaco possa non ottenere più l’effetto desiderato e vada affiancato a un altro o sostituito. La persona con diabete spesso deve prendere ulteriori medicine per tenere sotto controllo gli altri fattori di rischio, soprattutto se affetta da Sindrome Metabolica. Dover prendere cinque o sei farmaci diversi è oneroso, ma ciascuno dà il suo indispensabile contributo alla salute.
Il Team Diabetologico
Controllare il proprio diabete significa intervenire su tanti aspetti della propria vita, migliorandoli. Ogni giorno ci si trova davanti a decisioni e scelte. avere molte informazioni aiuta. La fonte migliore d’informazioni è il "team diabetologico". Non bisogna avere timore di porre domande al Diabetologo, agli Operatori Sanitari, alla Dietista e al Medico di famiglia: possono essere di grande aiuto anche perché, conoscendo ogni singola persona, possono dare una risposta adeguata.